Si schianta l’aereo con il top gun italiano

PisaNel freddo gergo tecnico dei militari quello che è successo ieri a Pisa si chiama «entrare in vite». Nella vita civile, invece, è un grosso aereo che si è schiantato a terra strappando via alla vita cinque persone. Dopo essersi alzato in volo l’aereo ha virato verso sinistra poi si è inclinato sulla destra ed è precipitato.
Erano le 14.10 di ieri quando sull'aeroporto militare di Pisa, Galileo Galilei, ha preso il volo un grosso C-130 della 46ª Brigata aerea. In quel momento la costa tirrenica era spazzata da un forte vento di libeccio e la visibilità era ottima. Dopo pochi minuti dal decollo lo schianto. È caduto da un’altezza che i responsabili dell’Aeronautica militare ipotizzano possa essere stata di 100-150 metri. Il generale Stefano Fort, comandante della 46ª Brigata, ha spiegato che a differenza di quanto ipotizzato in un primo momento, l’incidente non è avvenuto durante una manovra «touch and go», ma in una normale manovra durante l'esercitazione quotidiana. Il velivolo, ha aggiunto il generale era però «ineccepibile dal punto di vista manutentivo e perfetto in tutti i suoi componenti».
Le vittime prestavano tutte servizio alla 46ª Brigata aerea di Pisa: maggiore pilota Bruno Cavezzana, 40 anni, di Trieste, tenente pilota Gianluca Minichino, 28 anni, di Napoli, tenente pilota Salvatore Bidello, 30 anni, di Sorrento (Napoli), maresciallo Maurizio Ton, 44 anni, di Pisa e maresciallo Gianluca Larice, 39 anni, di Mestre (Venezia). Bidello proprio oggi sarebbe dovuto partire per l'Afghanistan.
L’ufficiale Cavezzana era da tempo residente a Ponsacco (Pisa) e lascia due figli. Il tenente Gianluca Minichino lascia invece un figlio di appena 18 mesi e una moglie da poco incinta. Il tenente Salvatore Bidello era celibe e residente a Cascina (Pisa). Pisano il primo maresciallo Maurizio Ton, che abitava con la famiglia a Colignola (Pisa) e lascia la moglie e due figli: Francesco di venti anni e Federico di quindici.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, appresa la notizia del tragico incidente ha inviato un messaggio al capo di Stato maggiore della Difesa, generale Vincenzo Camporini, chiedendogli di rendersi interprete presso la forza armata e le famiglie dei caduti dei suoi «sentimenti di profondo cordoglio e di affettuosa vicinanza».
«Era un pilota eccezionale: ho volato con lui ed era un grandissimo professionista. Era il pilota più esperto di C-130»: racconta il tenente colonnello Nicola Tammaro, comandante della pattuglia acrobatica delle Frecce tricolori.
Cavezzana era il comandante del 50° gruppo della 46ª Brigata aerea dell’Aeronautica militare, di stanza a Pisa, e lo scorso 14 settembre era alla cloche del C-130 sul quale si trovavano i fotografi che hanno ritratto le Frecce tricolori, comandate da Tammaro, sul cielo di Roma per il calendario 2010.
Le ipotesi per il momento sono tutte aperte, compresa quella di uno stormo di uccelli che potrebbe aver attraversato la strada del velivolo. Per il momento si sa solo che Cavezzana era un pilota espertissimo, con migliaia di ore di volo alle spalle. Saranno le due scatole nere a far luce sul disastro. Fino a ieri sera però non erano ancora state trovate.


I testimoni raccontano che il velivolo avrebbe perso il controllo all'improvviso andando a schiantarsi in piena campagna sulla linea ferroviaria Pisa-Collesalvetti-Rosignano e abbattendo cinque pali dell'alta tensione. «Come una bomba», dicono i residenti nelle case vicine al disastro.

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