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Si vince la scommessa con un cocktail di Borsa e di linee «garantite»

Una donna 39enne avvocato, che svolge la sua attività professionale da dieci anni e dichiara attualmente 50mila euro all’anno, aspira a incrementare il proprio reddito di almeno due punti percentuali all’anno oltre il costo della vita.
A queste condizioni, l’avvocato del caso qui esaminato potrebbe andare in pensione nel febbraio 2034 con 35 anni di anzianità contributiva e con una pensione lorda di 59mila euro pari al 44,8% dell’ultima retribuzione. A conti fatti deve però lavorare ancora 25 anni: il consiglio, per sfruttare al meglio le potenzialità della previdenza integrativa, è quindi puntare su un fondo pensione che investa in modo significativo in Borsa: una scelta che inevitabilmente può comportare qualche contraccolpo durante i primi anni di versamenti ma che nel lungo periodo ha maggiori probabilità di rendimento rispetto ai titoli di Stato e alle obbligazioni.
Il suggerimento è di adottare questa scelta per almeno 15-20 anni in modo di partecipare al rialzo dei mercati finanziari nel medio lungo termine e di posizionarsi nei restanti 5-10 anni dell’attività lavorativa su una linea di garanzia per escludere qualsiasi contraccolpo.
Se l’avvocato del caso qui esaminato si spingesse poi a versare ogni anno 10mila euro del proprio stipendio, che il primo anno equivalgono al 20% del reddito (ma il peso è destinato a ridursi progressivamente fino al 7,5%), potrebbe accantonare una pensione di scorta in grado di assicurare una rendita netta rivalutata annua di 15.500 euro. Un gruzzolo che, aggiunto alla pensione di anzianità spettante, permetterebbe di arrivare a 74.500 euro annui (pari al 56,5% dell’ultima retribuzione stimata).


Se volesse correre meno rischi, ad esempio affidandosi alla linea di un fondo pensione di garanzia (che investe in titoli a reddito fisso e riconosce almeno i versamenti effettuati con una rivalutazione minima annua), l’avvocato dovrebbe tuttavia impegnarsi a versare ogni anno 12.500 euro (invece dei 10mila ipotizzati per la linea prevalentemente azionaria) per raggiungere lo stesso importo di rendita netta finale rivalutata (15.500 euro).

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