Oggi, per forza di cose, devo un po farmi i fatti miei. Ma, se avete la pazienza di seguirmi e di superare le prossime tre righe, zuccherose al limite del diabete per chi le legge, capirete che non sono solo fatti miei, anzi riguardano moltissimo tutti voi. Di più, sono la fotografia di cosè diventato oggi il nostro (e soprattutto il vostro Giornale)
Andiamo con ordine: laltra notte è nato il mio terzogenito Filippo. E la mia corportatura, già di per sè robustella, è chiaramente ulteriormente lievitata per la gioia. Poi, gli amici della redazione sono stati così affettuosi da pubblicare la notizia sul Giornale di ieri, addirittura in prima pagina delledizione ligure. Così come Maurizio Michieli ha dedicato la prima parte di Gradinata Sud di Primocanale, programma di cui ho la fortuna di essere ospite anche per parlare del nostro Giornale, alla nascita di Filippo. Divenuto star mediatica suo malgrado.
Insomma, la faccio corta. Laffetto dei miei colleghi, che ringrazio moltissimo, è presto trasfigurato in quello dei nostri lettori. E ieri mattina, al ritorno in redazione, sono stato subissato di telefonate, mail e fax di congratulazioni e auguri per il nuovo nato, per i suoi fratellini Francesco e Federico e per mamma Loredana. Come se non fossero solo figli miei, come se fossero un po figli vostri. Decine e decine di messaggi, tutti diversi, ma tutti ugualmente affettuosi.
E intendiamoci, non si tratta solo di amici personali, che leggono il Giornale o ci scrivono e che hanno voluto esserci. Certo, cerano pure loro. Ma la cosa più bella è stata leggere decine e decine di nomi di persone che conosco solo di firma o di voce, o addirittura completamente sconosciute. Ma tutti lettori che hanno avuto la dolcezza e la simpatia di partecipare alla mia gioia. La signora Roberta, addirittura, ha mandato dei fiori in ospedale.
E questo, ammetterete, non è una cosa normale. Non capita tutti i giorni che un giornale, sia pure le pagine di unedizione locale, venga percepito come qualcosa di talmente proprio da farlo diventare papà e mamma. E invece, grazie a voi, questo è successo. Ed è qualcosa di assolutamente straordinario. Al di là di Filippo.
Scorrendo la raccolta di questi ultimi anni, ho trovato molti miei articoli in cui spiegavo che non siete lettori, ma amici. Oppure in cui scrivevo che quella dei lettori del Giornale in generale, ma quella di chi segue queste pagine di Genova e della Liguria in particolare, si può considerare a tutti gli effetti una famiglia. E mi rendevo conto di usare parole forti, forse le più forti a disposizione, «amici» e «famiglia», roba seria, roba su cui certo non ci si può permettere di scherzare, termini da maneggiare con cura per limportanza che hanno. Insomma, le usavo come metafore. Metafore forti, pesanti e in cui credevo. Ma, pur sempre metafore.
Ecco, forse sbagliavo. Non per eccesso, per difetto.
Grazie di farlo vivere a me e ai miei straordinari colleghi, tutti i giorni.
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