Siamo noi i migliori agricoltori Ma ora l’Ue ci boicotta il tabacco

Siamo noi i migliori agricoltori Ma ora l’Ue ci boicotta il tabacco

Con la scusa della salute, l’Europa vuol boicottarci il tabacco. Un provvedimento allo studio di Bruxelles rischia di mettere in seria difficoltà un settore importante dell’agricoltura italiana, proprio nel momento in cui nei campi siamo diventati più forti dei francesi e dunque la prima agricoltura d’Europa per valore della produzione.
Il tabacco fa male d’accordo. Ma non c’entra con la mossa di Bruxelles. Già, perché qui non si parla di guerra al fumo di carattere sanitario, ma di una congiura europeista che danneggia il comparto italiano che ogni anno sforna 20 mila tonnellate di tabacco. La nostra fiorente produzione rischia di sparire per colpa di una distratta politica comunitaria. E guarda caso penalizza solo l’Italia che in agricoltura, nel 2011, ha conquistato un primato assoluto: i nostri contadini fanno rendere le terre il triplo degli inglesi e il doppio dei francesi nonostante la superficie coltivata sia pari ad appena la metà di quella dei cugini. Dunque, il blocco del tabacco puzza di ripicca. Ma questa sensazione sembra trovare conferma nel pasticcio sul tabacco. Che parte dalle nostre colture. Forse non molti sanno che in Campania, Umbria, Veneto, Lazio e Toscana si producono annualmente 97.800 tonnellate di tabacco in foglia di due qualità: Burley e Virginia. Questo tabacco diventa poi American blend, che costituisce la miscela per le sigarette fumate in Europa: circa 88 miliardi l’anno. Come si arriva alla miscela? Usando degli additivi, che sono sostanze naturali utilizzate anche nell’industria alimentare. Qualche esempio? Umettanti, zuccheri, piccolissime parti di liquirizia. Insomma, tutti ingredienti che vengono aggiunti al tabacco durante la manifattura delle sigarette e servono a riequilibrarne il sapore, a reintegrare gli zuccheri persi durante il trattamento della foglia e a conferire ai vari brand il loro gusto caratteristico differenziandoli gli uni dagli altri.
Così è sempre stato. Ma improvvisamente queste sostanze non piacciono più alla Ue che ha proposto di abolirle. La Commissione Europea ha infatti avviato il processo di revisione della Direttiva 2001/37/CE regolante la produzione, presentazione e vendita dei prodotti del tabacco. E una delle normative contenute nella proposta è il divieto dell’uso degli ingredienti. Qualcuno dirà, bene perché sono proprio queste sostanze a creare la cosiddetta dipendenza da nicotina. E la pensa così anche la Commissione. Nel documento si scrive che «gli ingredienti aumenterebbero il potenziale attrattivo e assuefattivo dei prodotti del tabacco». Ma gli stessi promotori del divieto contraddicono gli esperti che loro stessi hanno ingaggiato (e pagato) per ottenere la prova della loro affermazione. Infatti i risultati del rapporto del Comitato Scientifico sui Rischi per la Salute sostengono che, ad oggi, non ci sono prove scientifiche che dimostrino il potenziale attrattivo e assuefattivo degli ingredienti. Il rapporto conferma, invece, questi condizionamenti sono assolutamente soggettivi legati soprattutto alle caratteristiche più commerciali del prodotto. Dunque si vuole colpire una produzione in cui l’Italia è leader senza nessun fondato motivo. In compenso, siccome senza gli ingredienti il tabacco non si può utilizzare, si prospetta all’orizzonte il declino di queste coltivazioni italiane, Burley in testa, e la perdita di molti posti di lavoro con un impatto economico e sociale altissimo. Il bacino di manodopera occupa circa 60mila famiglie e, in termini di addetti ai lavori coinvolge oltre 200mila unità, prima filiera a livello europeo e ottava nel mondo. Le reazioni alla decisione della Commissione hanno già fatto il giro del Vecchio continente.

In una consultazione pubblica on-line lanciata dalla stessa commissione europea sono arrivate ben risposte 87 mila di persone inferocite che dicono «no» a questa censura. Perché la conseguenza sarebbe rocambolesca: aumenterebbe il giro d’affari delle sigarette di contrabbando e si fumerebbero altri tipi di tabacco, come il Virginia, importato dagli Usa.

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