«Siamo il partito dell’amore? Basta scazzottate fra di noi»

Mario Sala, ci dica la data e il luogo di nascita e come si definisce in tre aggettivi.
«Sono nato a Milano il 5 marzo del 1959 e mi definisco creativo, entusiasta, buon colpo di testa».
Perché un milanese dovrebbe votare proprio lei?
«Per noi milanesi è milanese chi lavora! Da sempre facciamo tre domande per sapere chi abbiamo davanti: che lavoro fai, come ti chiami, che squadra tieni. Non abbiamo mai chiesto da dove vieni a nessuno e abbiamo sempre valorizzato tutti. Questa apertura per cinquant’anni ci ha fatto ricchi e va mantenuta».
Che cosa ha fatto di buono nel passato?
«Sono stato relatore della legge sulla competitività delle imprese, una legge innovativa che darà il via a variegate e competitive forme di distretti fra imprese che terranno botta alla crisi».
Una cosa che si pente di aver fatto.
«Mi pento di essere andato a trovare Prosperini in carcere una sola volta. Avrei voluto farlo più spesso. Sono stato il primo gennaio, l’avevo visto sfinito pur dietro il suo solito modo spavaldo e avrei dovuto tornare».
Una promessa elettorale, ma una sola e concreta.
«Aiutare economicamente le famiglie che tengono malati cronici in casa. Abbiamo un’esigenza di dimensioni devastanti in Lombardia, è molto urgente, direi la prima cosa da fare, ancor prima del quoziente familiare».
La prima cosa da migliorare nel Pdl?
«Visto che siamo il partito dell’amore, potremmo iniziare a volerci un po’ più bene tra di noi. Ci sono troppi match di pugilato».
Per quale assessorato si sente tagliato?
«Per quello che ha gestito Romano La Russa e cioè l’assessorato alle Attività produttive. Due terzi del pianeta rimane senza fiato a vedere e a toccare le cose che facciamo noi italiani, insieme a quella bellezza toccata passa una concezione del lavoro e della vita creativa piena di speranza. Con il mondo che è una polveriera, questo è il più grande contributo che noi italiani diamo alla pace. Davanti alla bellezza non viene voglia di fare la guerra».
Qual è il suo personaggio politico preferito?
«Sono entusiasta del ministro Sacconi. L’ho ascoltato recentemente a Riccione e mi sono alzato più volte in piedi ad applaudirlo».
Ultimo libro letto.
«Fine di una storia di Graham Greene, un capolavoro. È bellissimo, mi ha cambiato l’animo, è la prova di come anche il male è destinato misteriosamente ma concretamente a concorrere al bene. Un capolavoro, una storia bellissima».


Una domanda cattiva al suo avversario di partito Romano La Russa.
«Rispondo solo se avversario è tra virgolette. Perché non volevi firmare il nuovo regolamento che dà più libertà e meno burocrazia alle cooperative sociali? Per fortuna ti ha convinto il presidente Formigoni».

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