Lunica cosa che desiderano sapere ora è quando uscirà questa benedetta sanatoria, legge salva colf o regolarizzazione selettiva, o come la si voglia chiamare. Benedetta, proprio così, perché quando la nominano, uniscono le dita in preghiera e alzano gli occhi al cielo. «Ci dica la verità: non è che poi questa cosa non si fa? Perché siamo venute in Italia per lavorare, non per fare del male a qualcuno e ringraziamo Iddio di essere regolarizzate». Ucraine, moldave, filippine, peruviane, ecuadoriane. Per lesercito delle badanti la nuova bozza proposta dal Ministero dellInterno per regolarizzare le collaboratrici domestiche assunte fino ad oggi in nero, è una vera benedizione. Sperano e pregano, non possono fare altro. «Tutti ci dicono che siamo molto pazienti, è così. Noi viviamo con la speranza e con la pazienza». Barbara ha quarantasei anni, viene dalla Moldavia. È arrivata a Milano nove mesi fa e nel suo paese ha lasciato tutto: i figli, il marito e la famiglia.
«Senza quel foglio non siamo niente, niente. Capisce? Il permesso di soggiorno ci serve per poter camminare senza paura per la città». E avere diritti, contributi, un giorno e mezzo di riposo alla settimana invece di una manciata di ore scelte a discrezione del «signore» o della «signora». Va bene, lei non ha ancora niente di tutto questo e quando ci ripensa, si tormenta la catenina doro con le dita, un po per rabbia e un po per disperazione. Ma in fondo si tratta di aspettare ancora tre mesi. Solo tre. Se nel frattempo ci sono i controlli e vi trovano? «Cosa possiamo fare? Non possiamo stare tutto il giorno in casa come in prigione. Rischiamo e preghiamo che non accada nulla». Pazienza e speranza, così riescono ad andare avanti.
«Già, ma se poi non hai il lavoro come fai ad essere messo in regola?». Svetlana e Valentina hanno lasciato lUcraina solo un mese fa. Il sabato si danno appuntamento al mercato di Cascina Gobba, tirano fuori dalla borsa il loro cartellino con la scritta «Cerco lavoro» e aspettano che qualcuno si avvicini. Poi, alle due del pomeriggio si spostano al parco Sempione. «Veniamo qui per cercare informazioni. Ma senza documenti è un disastro». E pensare che Svetlana faceva lingegnere al suo Paese. «Cosa vuoi che conti qui? Nulla, non vale niente». Se avrà fortuna, potrà sperare in un posto in questi due mesi estivi, in sostituzione delle sue colleghe «regolari» che magari sono tornate in Ucraina per lestate. Niente di più.
«Chi ruba deve andare via, ma chi lavora no». Mercedes è peruviana, vive a Milano da dodici anni. È in regola e ormai si sente anche un po italiana. «Certo che è giusta la sanatoria. Perché garantisce noi e garantisce anche voi italiani. Ora hanno messo anche un limite di compenso per le badanti, ma il nostro lavoro non ha prezzo». Prima che si parlasse della sanatoria di settembre, molte sue connazionali irregolari sono state licenziate dalle famiglie. Tra i datori di lavoro cè di tutto: quelli che promettono di metterti in regola e poi non vogliono pagare i contributi. Altri che preferiscono avere delle persone ad ore, altri che invece continuano a farti lavorare senza documenti e gli sta bene così.
«Quando sei in nero, devi cucirti la bocca, non puoi dire nulla e devi solo lavorare e basta». Hilda sa bene cosa significa, lha vissuto per sei anni, da quando è venuta in Italia. È dal 2007 che sta aspettando il permesso di soggiorno. «Ma si Dio vuole, tutto questo finirà. A settembre».