Nel 1998 è uscito Lalbero del Barbagianni, un romanzo di Paolo Mangiante montato sulle vicende di un suo antenato: Don Achille, proprietario di un palazzo a Sciacca e annesse proprietà terriere, agiato non ricco, un aristocratico che non poteva viver più di censo ed è di professione capitano della Finanza. La descrizione di Sciacca, antica capitale della Sicilia catalana e della sua aristocrazia, un quarto di secolo dopo ladesione della Sicilia allItalia unita, ha molti punti di contatto con Il Gattopardo. Il libro è scritto da un componente della classe dirigente, descrive il Risorgimento subito, non voluto. E ne descrive il fallimento. Don Achille dà fastidio a poteri emergenti e senza scrupoli, e posto di fronte al prendere o lasciare, preferirà abbandonare la Sicilia. Emigrato nel continente Don Achille si inserisce nella burocrazia del nuovo regno, è un esempio di quel che Chevalley di Monterzuolo propone al principe di Salina, un meridionale integrato, un servitore dello Stato fedele agli ideali della Nuova Italia.
La finzione narrativa propone sovente uno spaccato della società vista dallinterno, dotato di vita propria e che può risultare anche più convincente dellanalisi storica. Il Gattopardo e Lalbero del barbagianni sono entrambi libri di riminiscenze, scritti a quasi un secolo dai fatti narrati. Sono libri del senno del poi. Entrambi descrivono la difficile prova che attendeva le classi dirigenti meridionali, e in particolare quella siciliana dove i semi dellindipendentismo si rifacevano niente meno che alla rivolta dei Vespri. In entrambi compare il pessimismo sulla evoluzione del Risorgimento in Sicilia. Don Achille la figlia Teresa si realizzano nellemigrazione, lasciano la Sicilia al suo destino. Riproporli nel centocinquantesimo ha senza dubbio un senso.
*figlio di Tomasi di Lampedusa
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