In Sicilia l’intesa è vicina Pdl pronto a sostenere l’autonomista Lombardo

da Roma

L’accordo è a un passo. Da una parte perché Raffaele Lombardo non ha alcuna intenzione di rinunciare all’appoggio del Pdl nella sua corsa verso Palazzo dei Normanni, dall’altra perché Silvio Berlusconi è deciso a non fare a meno dei voti dell’Mpa nella sua volata verso Palazzo Chigi. Elezioni regionali e politiche, infatti, in Sicilia sono più aggrovigliate che mai. Non solo perché si voterà gli stessi giorni - il 13 e 14 aprile - ma pure perché è nell’isola che rischiano di consumarsi davvero le sorti dell’Udc dopo lo strappo tra Pier Ferdinando Casini e il Cavaliere. È lì, infatti, che Totò Cuffaro ha in mano l’ultima cassaforte di voti rimasta ai centristi. Voti che il governatore uscente è deciso a usare per sostenere l’amico di sempre Lombardo e stroncare sul nascere la candidatura alla presidenza della Sicilia del plenipotenziario azzurro Gianfranco Micciché (che considera «inidoneo e inadeguato a governare»). Insomma, un vero e proprio rompicapo fatto di veti contrapposti e odi reciproci.
Un puzzle a cui il Cavaliere si dedica per l’intero pomeriggio, prima incontrando per due ore il leader dell’Mpa (che si presenta a Palazzo Grazioli accompagnato dal leghista Roberto Calderoli in nome dell’alleanza elettorale del 2006) e in serata con un’altra lunga serie di faccia a faccia nei quali vengono coinvolti anche Gianfranco Fini e lo stesso Micciché. Come previsto, l’ex premier mette sul piatto l’appoggio del Pdl alla candidatura di Lombardo in regione, viatico a un accordo con il suo movimento autonomista alle politiche nelle regioni del Sud. Un’offerta su cui l’esponente automista siciliano è sostanzialmente d’accordo.
Il punto, però, resta l’Udc. Non tanto quello di Casini, ma quello del siciliano Cuffaro. E infatti nella corsa a Palazzo dei Normanni, nonostante lo strappo nazionale, è quasi certo che Lombardo sarà appoggiato sia dal Pdl che dall’Udc. Con buona pace di Micciché che minaccia fuoco e fiamme («ormai ho a cuore solo le sorti della Sicilia, al governo di Roma ho già dato»), tanto da essere pronto a correre con una sua lista alternativa al Pdl. «Mettiamo la Sicilia al di sopra degli interessi del nostro partito - spiega invece Cuffaro - e facciamo un accordo diverso da quello del resto d’Italia».
Ma Lombardo si spinge anche oltre e al Cavaliere prospetta la possibilità che, sempre e solo in Sicilia, l’Udc possa apparentarsi al Pdl anche alle politiche. Un’ipotesi su cui si ragiona, nonostante moltissime perplessità. Forse, anche quelle dello stesso Casini che a chi gli chiede un giudizio sul leader dell’Mpa risponde tranchant: «Quelle siciliane sono elezioni locali. Secondo voi io affido il mio futuro politico a Lombardo?».
Per siglare l’intesa bisogna dunque sistemare ancora alcuni tasselli. Risolvere lo scontro all’arma bianca tra Cuffaro e Micciché, certo. Ma pure stabilire in quali regioni e con quale simbolo si presenterà l’Mpa al Sud sulla falsariga del Carroccio al Nord. Tanto che pur dicendosi «ottimista», Lombardo rimanda la decisione finale di «poche ore». In questo senso, infatti, dovrebbero essere chiarificatrici i faccia a faccia in corso a tarda sera a Palazzo Grazioli. Dove si discute della possibilità di far rientrare l’Udc al Senato in Sicilia passando proprio per l’Mpa (ma con quale simbolo?) e pure dell’eventualità - il 27 febbraio è prevista un’altra udienza della lunga querelle giudiziaria - di utilizzare il simbolo dello Scudocrociato di Giuseppe Pizza. Una soluzione, quella di presentare al Sud il simbolo della rinata Dc, che metterebbe in serissima difficoltà Casini, già alle prese con un vero e proprio fuggi fuggi.
Non a caso, il leader del’Udc sta cercando di chiudere apparentamenti locali per scavallare almeno in qualche regione la fatidica soglia dell’8% al Senato.

In quest’ottica, ieri ha incontrato l’autonomista sardo dell’Udeur Marracini. D’altra parte, sul punto Cesa qualche giorno fa era stato chiaro: «Ci hanno accoltellato alle spalle. Ora siamo pronti a fare accordi con chiunque».

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