Sicilia Lombardo vara la terza giunta in 18 mesi. E parte la guerra con il Pdl

Un rimpasto? Un ribaltone? Macché, sono tutte «farfanterie»!!! «Quella del ribaltone è una balla: entrano in giunta due tecnici: uno fino a ieri capo della burocrazia regionale, l’altro consulente di questo governo. Per chi votino non l’ho mai chiesto», così il governatore siciliano Raffaele Lombardo ha spiegato la terza versione in diciotto mesi del suo esecutivo. Una terza versione varata estromettendo due assessori del Pdl, Milone e Beninati, e facendo spazio a due tecnici, Centorrino, economista vicino al centrosinistra, e Russo, segretario generale della Regione. La nuova giunta sulla carta potrà contare solo su 31 voti sul totale dei 90 in assemblea: i lombardiani dell’Mpa, i «fuoriusciti» del Pdl Sicilia di Gianfranco Micciché e l’unico esponente rutelliano. Tuttavia si punta molto sull’appoggio esterno del Pd. Le smentite di rito da parte del senatore piddino Enzo Bianco sanno di una mezza conferma: «Bersani ha detto che resteremo all’opposizione, ma alle riforme, se sono positive, daremo il nostro contributo». Ecco perché il coordinatore siciliano del Pdl, Giuseppe Castiglione, grida allo scandalo: «Nasce un governo di minoranza: abbiamo chiesto un incontro urgente al presidente Berlusconi». Ma Lombardo non si farà da parte. «Tornare indietro sarebbe micidiale», ha replicato asserendo che il premier non potrebbe farlo recedere dai suoi propositi.

E così la Sicilia, culla negli anni ’50 del primo governo fra pezzi di Dc, Pci e Msi, ripropone un altro «mostro» politico fatto di pezzi di quelle che avrebbero dovuto essere maggioranza e opposizione. I dipietristi, come al solito, urlano all’«inciucio». Il Pd risponde che farà opposizione «ma anche» le riforme, cioè la stampella di Lombardo. Gli elettori siciliani, invece, vengono trattati da «quaquaraqua».

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