Caltanissetta – Trafugavano preziosi reperti archeologici risalenti all'epoca bizantina, greca e punica, vendendoli a facoltosi amanti del genere. Un tempo li chiamavano "tombaroli", perché andavano in giro a scavare recuperando "pezzi" pregiati da rivendere. Ma quella sgominata nella notte è una vera e propria organizzazione criminale che gestiva un traffico internazionale con base a Gela, in Sicilia. Sono scattate 52 misure di custodia cautelare in diverse regioni d’Italia: Sicilia, Calabria, Puglia, Lazio, Abruzzo, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia.
Le accuse sono di associazione a delinquere, scavo clandestino, trafugazione di reperti e ricettazione.
Nell'inchiesta sono coinvolti numerosi personaggi insospettabili, tra i quali professionisti e imprenditori.
I preziosi oggetti andavano a finire in tutto il mondo: Spagna, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Inghilterra e Malta. L'indagine "Ghelas" è andata avanti tre anni e ha portato al recupero di oltre 2.000 reperti trafugati nei siti archeologici siciliani.
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