Il Sicomoro «Rischiatutto» sui ragazzi senza istruzione

Elena Gaiardoni

Sul «Sicomoro» si apre un'aula che si chiama «Rischiatutto» e una «Lascia o Raddoppia». La simpatia di un gioco di parole per descrivere un progetto che compie 15 anni, grazie all'impegno di padre Eugenio Brambilla, in collaborazione da un biennio con la fondazione Mike Bongiorno. «Alla fine degli anni '90 ero al Gratosoglio nella parrocchia di Maria Madre della Chiesa. Andando a benedire le case notavo ragazzi che avrebbero dovuto essere a scuola. Mi dedicai al problema della dispersione scolastica» racconta padre Eugenio, presidente del Sicomoro, che oggi ha due aule alle elementari Arcadia di via Feraboli, per ospitare la scuola della seconda possibilità «I Care», ispirata a don Milani.

«Ho dato il nome delle trasmissioni di Mike alle aule - interviene Daniela Bongiono -. Significano il gioco stesso della vita. I ragazzi che decidono di tornare a scuola rischiano ma non lasciano e raddoppiano il loro futuro». Molti adolescenti di 14, 15, 16 anni non hanno ancora il diploma di terza media, soprattutto le donne, costrette a rimanere a casa anche dalle pressioni dei familiari che le vogliono donnine prima del tempo.

L'abbandono scolastico giovanile è una spina da togliere che ha cambiato natura. «Fino a sei anni fa il disagio era dovuto a un malessere di tipo sociale. Al Gratosoglio non c'era un negozio, il cinema più vicino era in piazza Napoli, l'unico luogo di aggregazione era l'oratorio. I giovani lasciavano la scuola per vivere sulla strada, ma erano vitali e volitivi. Oggi invece ci si presenta un disagio psichico, molte depressioni, nelle donne l'anoressia. Forti tendenze al suicidio».

Per il Sicomoro, l'albero che nel Vangelo rappresenta la conoscenza, lavorano tre educatori professionali, uno psicologo e una pedagogista. «Agiamo sul linguaggio, perché i mezzi di informazione danno ai ragazzi un linguaggio spesso violento, rozzo, fatto di parole umilianti e volgari». Gli strumenti tecnologici chiudono il carattere della persona. Gli adolescenti passano ore solo sul telefonino, isolandosi. La scuola non ce la fa a seguire caso per caso.

«Sono tre anni che mi fanno sedere nell'ultimo banco, mi lasciano le cuffie per ascoltare la musica e a nessuno gli importa di me.

Quante volte sento questa frase! - conferma padre Eugenio -.Invece i ragazzi hanno bisogno di essere valorizzati. Mi sforzo di fare questo e porto molti a quel diploma che sembrava essere ormai perduto». E domani il Sicomoro festeggia i suoi frutti.

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