Sicurezza, 45 minuti ad aspettare a vuoto l’arrivo dei soccorsi

Nel 2003 il Viminale ha diviso la città in tre zone di competenza tra polizia e carabinieri Un sistema che causa ritardi e inefficienze

«Qualche sera fa ho visto dalla finestra un tipo che prendeva per il collo la sua ragazza. Erano lì, nei giardini pubblici di via Massena. Ho chiamato la polizia, mi hanno detto che non era di loro competenza, ho chiamato i carabinieri, mi hanno detto “stiamo arrivando”. Dopo 47 minuti di orologio ancora aspettavo. Quel pazzo aveva tutto il tempo di massacrarla. Per fortuna ha smesso da solo. Poi dicono che noi cittadini dobbiamo collaborare, segnalando sollecitamente. Ma per piacere... ».
Problemi quotidiani. Luca ha 23 anni e vive a due passi da via Comerio, la strada dove il ginecologo Marzio Maria Colturani è stato ucciso durante una rapina, una settimana fa, nel suo appartamento. Ma anche a due passi dalla caserma dei carabinieri di via Monti. Di vicende come la sua in redazione ne arrivano tante. La gente non ha mai saputo che il 9 dicembre 2002, con una circolare ministeriale, il ministero degli Interni svelò il proprio ineccepibile ma purtroppo irrealizzabile obbiettivo: « (...) costruire un sistema integrato di controllo del territorio e dell’attività di prevenzione in cui assume fondamentale importanza il contatto con il cittadino (...) ». Ovvero il miraggio della centrale unica di polizia e carabinieri. Qualcosa che, come l’araba fenice, nessuno ha mai visto e nessuno vedrà mai. Qualcosa che avrebbe dovuto realizzarsi, secondo qualche solone romano, dividendo, tra le due forze dell’ordine, la città in tre macrosettori (indicati, per comodità, con le prime tre lettere dell’alfabeto: a,b,c) che mutano di competenza ogni cambio di turno. I turni sono quattro nell’arco delle 24 ore; le zone, ogni turno, sono due di competenza della polizia e una dei carabinieri. E quando una chiamata arriva al 112 e la zona, a quell’ora, non è di competenza dei carabinieri, la chiamata viene passata dall’operatore al centralino alla polizia. E viceversa.
Quali i vantaggi? La divisione è operativa dal 21 aprile 2003, giorno di Pasquetta. Data difficile da dimenticare per i poliziotti in servizio sulle «volanti» e dai carabinieri che viaggiano sulle «autoradio». Che, da quel dì, si sono trovati a dover cambiare completamente il loro lavoro. In peggio. «Prima sul posto arrivavano polizia o carabinieri a seconda delle scelte del cittadino che chiamava il 112 o il 113. Da quel giorno, invece, se si vuole avvertire il 113 e, in quel momento, la strada dov’è necessario l’intervento richiesto, si trova nel macro settore di competenza dell’Arma, la telefonata viene girata al centralino dei carabinieri, cioè al 112. Ma non prima che al poveretto, al quale magari stanno portando via la macchina o che è testimone di un’aggressione in diretta, non vengano chieste le generalità, l’indirizzo da dove sta chiamando, il motivo della sua chiamata e via dicendo. Una sfilza di dati che dovrà, poi, ripetere, pari pari, ai carabinieri. Ammesso che, nel frattempo, non cada la linea. Per non parlare, poi, del tempo che passa da quando la chiamata viene trasferita dal 113 al centralino del 112: la questura ha 5 centralinisti a turno e parecchie linee morte, sulle quali, ancora per motivi misteriosi, vengono dirottate chiamate i cui autori, sentendo il telefono squillare, credono (erroneamente) che prima o poi riceveranno una risposta. Ma che dire dei carabinieri? Loro, di centralinisti, ne hanno appena due, al massimo tre!». Alla segreteria dell’Uilps (Unione italiana lavoratori polizia di stato) è da tempo che esprimono il loro dissenso per il cosiddetto «coordinamento virtuale» delle forze dell’ordine. «La maggior parte dei nostri colleghi, gente che lavora sul territorio e ha il polso della situazione, non ha mai condiviso l’idea dei macro settori perché erano, e sono convinti che, per ottenere un reale controllo del territorio bisognerebbe trovare il coraggio e la forza di creare un’unica centrale operativa - ci spiegano -. Purtroppo i vertici si sono guardati bene dal chiedere a coloro che realmente devono attuare i piani se le cose vanno bene così o se servano migliorie».
Perché cambiare un sistema che funzionava? «Semplice: le parola chiave, in questo caso, è “rivalità”: i tre macro settori sono stati definiti in base alle stazioni dei carabinieri che mirano da sempre ad avere una maggiore visibilità in città, mentre in provincia sono già i più operativi - spiegano all’Uilps, ma anche in centrale operativa in via Fatebenefratelli e in via della Moscova lo ammettono senza problemi -. La verità è che la polizia, che concentra tutte le proprie forze su Milano, copre in una settimana quello che i carabinieri, decisamente ineguagliabili nell’hinterland, fanno in un mese. Con il risultato che, dopo la divisione in macro settori, l’Arma - che allora non si occupava, ad esempio, di liti in casa, d’infortuni o di piccoli furti - adesso deve intervenire sempre. E l’efficienza generale ne risente.

Nonostante questo, ciò che più interessa ai vertici resta sempre poter intervenire e indagare in occasioni importanti, quelle che finiscono sui giornali... È per questo hanno diviso la città: per non litigare più, come un tempo, su chi deve procedere!».

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