A Rimini è vietato farsi fare un massaggio alla schiena sulla spiaggia. A Campobasso non si può più dare da mangiare ai cani randagi. A Verona un vigile ha multato un bimbo di 4 anni perché si stava mangiando un panino davanti al Municipio. I giornali messi in archivio nel 2008 raccontano mille storie di agenti inflessibili e regolamenti severissimi. Ormai i sindaci hanno imparato il trucco: basta un divieto bizzarro per far finire in prima pagina anche un Comune di mille abitanti. Ma i dati del ministero dell’Interno raccontano anche un’altra verità: se i reati sono scesi del 10%, con punte del meno 20% in grandi città come Roma e Milano, è merito pure delle «ordinanze per la sicurezza» varate dalle giunte comunali. Amministrazioni di destra, di centro e (a sorpresa) soprattutto di sinistra. In un anno, da Nord a Sud sono stati approvati 315 «pacchetti sicurezza» locali, in 152 città. Quasi uno al giorno. Ecco come i nostri sindaci hanno saputo sfruttare le risorse e i poteri concessi dal tanto invocato «decreto Maroni».
PROSTITUZIONE «Via le lucciole dalle strade». In attesa che l’impegno del ministro Carfagna diventi legge dello Stato, molte città ci hanno pensato da sole. Con multe molto salate per i clienti: fino a 500 euro. Hanno iniziato Verona (centrodestra) e Padova (centrosinistra), seguite da decine di Comuni grandi e piccoli, da Milano a Roma, da Arezzo a Montecatini Terme. Primi risultati: il mestiere si sta spostando dalle tangenziali agli appartamenti, per selezionare l’offerta i clienti non vanno più in macchina ma in internet, e i bordelli legali del Canton Ticino fanno affari d’oro con migliaia di clienti in arrivo da tutto il Nord Italia. Ad Ardea, 40mila abitanti 30 chilometri a sud di Roma, i più tradizionalisti continuavano a cercare compagnia in strada, ma invece che in auto ci andavano in bicicletta. Così il sindaco, Carlo Eufemi, ha varato una nuova ordinanza: non è vietato solo accostare l’auto al marciapiede, ma più in generale «contattare soggetti dediti alla prostituzione», anche «solo per chiedere informazioni», pena un’ammenda di 166 euro. E a Silvi Marina, 15mila anime sul litorale abruzzese, per contrastare il mestiere più antico del mondo il sindaco Gaetano Vallescura ha chiesto pure l’intervento dell’esercito.
ALCOL In prima fila nella battaglia contro gli ubriaconi ci sono i sindaci «sceriffi» di centrosinistra. Marta Vincenzi a Genova e Sergio Chiamparino a Torino hanno adottato la stessa misura: divieto assoluto di bere alcolici per strada, ma solo nei quartieri più degradati. Niente di male bersi una birra sotto la Mole, ma se ci provate nel quartiere di San Salvario rischiate una multa da 25 a 500 euro. E se lasciate la bottiglia vuota in giro, vi beccate pure una denuncia alla magistratura. A Bologna, Sergio Cofferati ha annunciato tra le priorità dei suoi ultimi mesi da sindaco «un’ordinanza anti-alcol durante le partite di calcio» e a novembre ha imposto la chiusura anticipata alle 22 per i locali «troppo rumorosi» del Pratello, storico quartiere della movida cittadina. A proposito: sempre a Bologna c’è pure un’ordinanza «contro i cani aggressivi». Sei mesi fa un vigile ha provato a sequestrare il minaccioso pastore tedesco di un punkabbestia, ma è stato morsicato. Dal padrone.
ACCATTONAGGIO Su questo fronte tra amministratori di destra e di sinistra la gara è aperta. Grazie all’ordinanza che concede la residenza solo a chi ha un reddito minimo di 5mila euro all’anno, il sindaco leghista di Cittadella Massimo Bitonci è diventato una celebrità ed è finito in Parlamento. Il primo cittadino di Adelfia (Bari) ha provato a superarlo vietando la residenza anche a chi ha precedenti penali per furto, rapina o spaccio di droga. Ad Adro, 7mila abitanti e 400 stranieri nel Bresciano, l’ordinanza per la sicurezza prevede pure un «premio di produzione», cioè una taglia di 500 euro per ogni clandestino scoperto dai vigili urbani. Ad Assisi è vietato chiedere la carità per «salvaguardare i luoghi di culto», a Cortina per «non molestare i turisti». A Voghera non ci si può sedere sulle panchine dopo le 23, a Novara non si può «sostare in parchi e giardini» in più di due persone. A Venezia il sindaco filosofo Massimo Cacciari per combattere i vu’ cumprà ha messo al bando i «borsoni in plastica» dove gli abusivi trasportano la mercanzia.
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