Roma - Il governo pone la fiducia alla Camera sul decreto legge sicurezza. Lo ha annunciato all’Assemblea di Montecitorio il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito. «Il Dl scadrà la prossima settimana e, viste le modifiche apportate dal governo, il provvedimento dovrà ripassare al Senato. Inoltre il calendario dell’Aula della Camera prevede anche l’esame del dl manovra. Il numero elevato degli emendamenti presentati dall’opposizione - conclude - ci vede costretti a porre la questione di fiducia».
Mantovano: colpa dell'opposizine "a prescindere" L'opposizione «a prescindere» del Pd al decreto sicurezza «obbliga alla fiducia», spiega Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno. «Il ministro ombra della giustizia del Pd ha motivato il voto contrario al decreto sicurezza sull’uso dell’esercito e sull’aggravante della clandestinità», afferma Mantovano in un comunicato. «In tal modo prosegue l’opposizione 'a prescindere' da parte del Pd; non contano nulla le seguenti circostanze: a) circa 20 emendamenti proposti dall’opposizione al Senato e accolti, su temi come la lotta alla mafia e le competenze delle Procure distrettuali; b) la modifica della norma sui processi nel senso chiesto dall’Anm, dal Csm e dallo stesso Pd; c) l’essere stato l’esercito già autorizzato - e non una sola volta - a concorrere a funzioni di sicurezza quando governava il Centrosinistra; d) il grande consenso che questa misura ha incontrato anche fra gli elettori del Pd; e) l’essere una buona parte delle norme ripreso da ddl proposti dal governo Prodi, senza aver avuto la forza per farli approvare dalle Camere». «Sostenere poi che il Pd non può votare la fiducia a Berlusconi equivale a trascurare che la fiducia è una scelta necessitata dagli oltre 1000 emendamenti proposti dalle opposizioni», conclude Mantovano.
Il "disappunto" dell'Idv Il capogruppo dell’Idv, Massimo Donadi, ha espresso «disappunto» verso la decisione del governo: «Si sta prendendo la grande responsabilità dell’esproprio che questo Parlamento sta vivendo di ogni propria prerogativa». L’Esecutivo «di dialogo parla solo quando gli fa comodo ma non lo vuole nelle sedi preposte».
Donadi ha ricordato che «noi non intendevamo fare ostruzionismo, avevamo proposto un numero di emendamenti fisiologico per un provvedimento che in larga misura condividiamo ma che contiene alcuni elementi di contrarietà».
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