Sicurezza, nel ddl il reato di clandestinità

Il reato di immigrazione clandestina sarà introdotto per disegno di legge: prevista una pena da sei mesi a quattro anni di carcere. Dibattito sui nomadi al Parlamento europeo. Il commissario agli Affari sociali Spidla: "Condanniamo qualsiasi tipo di violenza verso i rom". Il presidente del gruppo socialista Schultz: "Serve integrazione"

Sicurezza, nel ddl il reato di clandestinità
Roma - Il reato di immigrazione clandestina sarà introdotto per disegno di legge e prevederà una pena da sei mesi a quattro anni di carcere. È quanto prevede l’ultima bozza di ddl del ’pacchetto sicurezzà (composto da un decreto, un ddl e tre decreti legislativi) all’esame del pre-consiglio dei ministri di stasera. Nella bozza di decreto (che presuppone i requisiti di necessità e urgenza), resta invece l’aggravamento di un terzo della pena nel caso in cui a delinquere siano gli stranieri irregolari.

Barricate al Parlamento europeo "La Commissione europea respinge ogni assimilazione dei rom ai criminali, e gli Stati membri si mostrino come esempio di lotta al razzismo e alla xenofobia punendo i responsabili degli attacchi a queste comunità". Lo ha detto il Commissario europeo agli Affari sociali Vladimir Spidla aprendo il dibattito straordinario dell’Europarlamento sulla situazione dei rom in Italia e in Europa. Spidla ricorda che gli episodi recenti in Italia di violenza contro i rom "sono accaduti in numerosi Stati membri", e che è "evidente a tutti lo stato di indigenza, di emarginazione, di disoccupazione, di bassa istruzione, che portano a sofferenza e tensioni sociali che spingono questa comunità al margine della società, il che fa anche perdere una importante risorsa per l’Unione europea". "I rom non sono meno intelligenti degli altri, né sono dei criminali nati - ha affermato il Commissario -. La Commissione ei governi devono impegnarsi, devono fare di tutto per l’inclusione della comunità".

Libera circolazione Affrontando i temi in discussione in Italia Spidla ha affermato che "il principio della libera circolazione è basato su principi consacrati nella legislazione dell’Unione europea e anche dalla Corte di giustizia. I Romeni hanno la stessa libertà di movimento degli altri cittadini Ue, perchè sono cittadini dell’Unione e non possono essere trattati in modo diverso da altri. È necessario il rispetto dei loro diritti". Il Commissario ha ricordato le norme che regolano la permanenza dei cittadini comunitari in un Paese diverso dal loro, come nel caso che diventino un peso per il sistema sociale del Paese ospitante. "Ma nei casi di allontanamento bisogna tener conto del comportamento personale dell’individuo - ha spiegato - se qualcuno è una minaccia reale, attuale e sufficientemente grave. Le questioni vanno esaminate caso per caso, nel pieno rispetto dello stato di diritto".

L'Ue può coordinare gli interventi Nei riguardi dei rom il lavoro della Ue e dei governi, sostiene Spidla, "deve essere per l’inclusione nella società, per dotarli di infrastrutture, fornire loro l’istruzione, che sono competenze degli Stati. La Commissione può avere un ruolo di coordinamento". "Fenomeni come quello di Ponticelli - ha sottolineato il commissario - chiedono uno sforzo congiunto da governi e dalla Ue, i rom hanno bisogno della nostra solidarietà per spezzare il circolo vizioso della violenza e della emarginazione. Dobbiamo offrire soluzioni durevoli con processi mirati per i quali si possono usare anche i soldi del Fondo sociale europeo". "Il governo italiano, e gli altri governi - ha concluso Spidla - potranno poi avere un confronto con la Commissione sui risultati di questi interventi e per trarre delle lezioni".

Schultz: nessuna accusa all'Italia "Non vogliamo accusare l’Italia ma chiederci come risolvere il problema, la comunità rom ha bisogno di immediato aiuto". È quanto ha affermato il presidente del gruppo dei Socialisti al parlamento europeo Martin Schulz, nel quadro del dibattito sui rom nell’assemblea plenaria in contro a Strasburgo. "Il problema - ha detto - non è certo di tipo strettamente italiano, è solo che si presenta anche in Italia, ma è ovunque in Unione europea, ed è anzitutto il grado insufficiente dell’integrazione delle minoranze e soprattutto dei rom".

A questo punto, ha concluso "occorre aiutare le piccole comunità, ormai giunte al limite di capacità di intervento" anche "con fondi comunitari". La cosa essenziale, ha concluso, è "integrare le comunità rom, ma chiedere anche a loro uno sforzo di integrazione pur nel rispetto della loro cultura".

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