Sicurezza, tutti i nodi vengono alle urne

Il lancio di sassi da un cavalcavia a Rho, che ha messo in pericolo, l'altro giorno, la vita degli occupanti di nove veicoli, dimostra a quali livelli di scelleratezza metropolitana si può arrivare in città inquiete. Una miscela di incoscienza e criminalità, che comunque amplifica i segnali di fragilità e di rischio, testimoniati dagli stupri, dalle rapine, dai furti, dallo spaccio di droga all'aperto. Sia chiaro, lo stillicidio di queste notizie non è un'ossessione dei mezzi d'informazione, è un tic malvagio della quotidianità del terzo millennio in una città, pur civilissima, fra le più importanti di un continente infiltrato. I cittadini, guardano, sentono, si preoccupano, soprattutto quelli socialmente più deboli, che non abitano in condomini protetti da vigilantes privati, ma in periferie contese.
La sicurezza non è un optional, ma un bisogno primario e deve essere una delle prime condizioni garantite da un moderno Stato di diritto. A sentire le dichiarazioni di tanti esponenti delle sinistre, invece, pare che la sicurezza sia un'invenzione propagandistica del centrodestra, un'esigenza marginale artificiosamente gonfiata. E questo spiega come e quanto la sinistra abbia perduto la capacità di muoversi in sintonia coi cittadini. Ma il dibattito vero, concreto, a Milano come in provincia, a San Giuliano, a Cernusco, in tanti centri grandi e piccoli si sviluppa soprattutto su questi temi fondamentali della convivenza civile e della legalità. E gli elettori, col voto, confermeranno il loro interesse per questa fondamentale esigenza.

E certamente si ricorderanno di chi, al centro come in periferia, hanno teorizzato e realizzato la politica delle «porte aperte», della sanatoria continua, del lassismo, del perdonismo esasperato. Tutti i nodi vengono alle urne.

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