Sigarette, spesa, fatica: tre «miracoli» del destino

Dopo la tragedia, con il passare delle ore, non sono pochi in via Lomellina a rendersi conto che un piccolo e casuale cambiamento d’itinerario li ha salvati dal crollo della palazzina. Gianni Bertola, titolare dell’agenzia turistica Wrangler viaggi al civico 24, l’altra sera, alla chiusura del suo ufficio, come tante volte voleva andare al bar tabacchi al 7 a bersi un aperitivo. Sono le 19.45 di lunedì, ma Bertola ci ripensa, ha fatto tardi, è stanco e corre a casa, scampando la tragedia. Quindi torna sul posto per restarci tutta la notte, non appena sente alla tv quel che è successo. «Il figlio della barista, il piccolo Francesco, lo conoscevo, lo vedevo sempre» ricorda sconsolato.
Aver cambiato idea riguardo ai propri acquisti ha salvato la vita anche a Filippa Addis, impiegata Enel. La donna non sta bene, è a casa dal lavoro ma deve comunque fare la spesa. Così esce, si accorge di non avere abbastanza soldi e va al bancomat del Banco di Brescia, proprio di fronte al numero 7. Sono le 19.43, fa fede lo scontrino di prelievo: la signora, a quel punto, decide di andare al supermercato Sma, poi cambia idea, è tardi. Allora va verso il tabaccaio di via Sismondi. Aver scelto quella direzione, anziché recarsi a l bar tabacchi gestito dai genitori del piccolo Francesco Orlandi, una delle vittime, le salva la vita. Dopo un centinaio di metri la spaventosa deflagrazione. Anche Pinella Bullegas, 61 anni, operatore tecnico ospedaliero è reduce da un'esperienza analoga. Poco prima del boato va in via Lomellina 17 dal medico di famiglia.

Esce di lì, si reca al bar tabacchi Orlandi, ma esce subito: non c'è la marca di sigarette che cerca e deve optare per il tabaccaio di via Sismondi. Arrivata all'altezza di casa, al numero 21, nel momento di mettere piede in ascensore, la tremenda esplosione.

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