Roma - La «quadra» ancora non si trova. Sarà pure roba di «limature», come spiega un fiducioso onorevole, ma al momento Pdl e Lega non brindano all’intesa. Attendere, prego, è il ritornello che lanciano in coro. «Ufficializzeremo l’accordo per le Ammnistrative solo dopo il Congresso del 27 marzo», è l’unica certezza che si scuce a Roberto Calderoli. Insomma, road-map di lunga gittata, che trova conferma in uno degli azzurri di casa a Palazzo Grazioli: «Silvio Berlusconi e Umberto Bossi hanno deciso di annunciare il via libera a fine mese».
Come a dire: non è mai facile trovare una sintesi sulle candidature in tempo di pace, figuriamoci - si fa per dire - in tempo di guerra, con Forza Italia e Alleanza nazionale impegnate, anima e corpo, nel chiudere una partita ancora più importante. E poi, particolare non da poco, proprio in quei giorni dovrebbe arrivare il via libera di Montecitorio al federalismo fiscale, storico cavallo di battaglia leghista, che finisce, di diritto, sul tavolo del risiko.
Ma il braccio di ferro (anche sugli incarichi per la gestione dell’Expo 2015) continua. E solo tra due settimane, quando il Popolo della libertà verrà tenuto a battesimo, saranno svelati nomi e caselle di riferimento. Certo, l’accordo generale, per correre insieme a giugno in tutta la Penisola, non sembra in dubbio. «Ci sono ancora dettagli da risolvere» e «ci sarà bisogno di un altro incontro», riferisce Bossi, dopo aver guidato la delegazione del Carroccio - Calderoli, Roberto Cota e Giancarlo Giorgetti - che si presenta dal premier a ora di pranzo (a seguire sarà il turno di Ignazio La Russa, il reggente a via della Scrofa). «È andata bene», afferma ai cronisti il Senatùr, che assicura: «Ci fidiamo di Berlusconi e per me va bene quello che fa».
Data per certa la discesa in campo dell’ex calciatore Giovanni Galli (Pdl), pronto a contendere al democratico Matteo Renzi la carica di sindaco di Firenze, in attesa della fumata bianca il puzzle riguarda innanzitutto le candidature in Lombardia, Piemonte e, in parte, Veneto. Lo schema che circola, tuttora in stand-by e soggetto a modifiche, non prevede grosse novità sulla prima regione, anche se il futuro assetto della Fondazione Fiera del capoluogo, su cui punta Bossi, potrebbe rimescolare un po’ le carte.
La battaglia, in ogni caso, è sulle Province. A Milano sembra salda la scelta sull’azzurro Guido Podestà, che cederebbe però la carica di coordinatore regionale del futuro Pdl al vice-coordinatore nazionale di Fi, Giancarlo Abelli. La carica di leader provinciale, stando ai rumors meneghini, andrebbe all’aennino Romano La Russa, fratello del ministro. A Brescia, nodo cruciale delle trattative tra Pdl e Lega, chiamata a cedere la propria posizione (vedi però anche l’altra diatriba su incarichi in A2A, azienda leader nei pubblici servizi), dovrebbe avere la meglio Giuseppe Romele, vicino al ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini: si indica in Viviana Beccalossi, di An, la nuova coordinatrice provinciale del partito unico. Per le Province di Monza e Lecco, invece, si pronosticano due uomini di An: Dario Allevi e Daniele Nava. Al Carroccio andrebbero Bergamo (in pole Ettore Pirovano), Sondrio (Fiorello Provera) e Cremona (Federico Lena).
Nodi ancora da sciogliere pure in Piemonte, dove i dubbi principali riguardano le piazze di Torino e Cuneo, provincia promessa da Fi nei giorni scorsi al Carroccio.
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