Gian Piero Scevola
Questa volta Giorgio Gaber non centra, ma quella del Signor G. è davvero una strana storia. Il Signor G. dei tempi nostri altri non è che Marco Giampaolo, il 38enne allenatore dellAscoli che con i marchigiani sta facendo miracoli ma che, secondo le rigide e protezionistiche norme di una parte interessata del nostro calcio (nel caso in questione lAssociazione allenatori di Renzo Ulivieri), non ha titolo per guidare in panchina una squadra di serie A.
E ieri, attesa come la spada di Damocle, è arrivata la squalifica da parte della Commissione disciplinare del Settore tecnico fino al termine della stagione: Giampaolo non ha il patentino di 1ª categoria, non ha frequentato il master di 320 ore a Coverciano e quindi non può allenare lAscoli. Nemmeno con la copertura che Massimo Silva (allenatore di 1ª categoria) gli ha dato da due stagioni, al punto da essere anchegli diffidato e multato per aver fatto da prestanome. Con buona pace di Ulivieri che si era battuto «per il rispetto delle regole», facendo muovere lUfficio indagini, con gli 007 federali impegnati settimanalmente a seguire gli allenamenti dellAscoli e le partite domenicali per verificare chi tra Giampaolo e Silva fosse il vero allenatore.
Però, come tutti i segreti di Pulcinella, si è stranamente aspettato di arrivare a 7 giornate dal termine per mettere alla gogna Giampaolo il cui unico errore è quello di essere riuscito a costruire una squadra in 10 giorni dopo il ripescaggio dellAscoli in A, con 16 giocatori nuovi e altri 14 ceduti. Laver «quasi» salvato lAscoli, squadra da subito predestinata alla retrocessione; lessere troppo bravo è diventata una colpa da pagare, una macchia indelebile che potrebbe nuocere alla carriera futura del «non» tecnico. Giampaolo, al quale lUdinese aveva promesso la panchina per la prossima stagione, è lo stesso tecnico che un anno fa ottenne il sesto posto in B e che allenò dopo essersi seduto sui banchi di Coverciano per ottenere il patentino di 2ª categoria: col vincolo di rimanere nella stessa squadra (Ascoli) per un paio di stagioni senza possibilità di trasferirsi ad altro club con la qualifica di allenatore prof di 2ª categoria per la stagione 2006/07. E pensare che Giampaolo, senza un glorioso passato in campo e con poca esperienza come «assistente», aveva pensato di emigrare a Sofia per conseguire il «diploma A», riconosciuto dallUefa, che vale in tutta Europa e ha criteri di accessibilità più elastici di quelli italiani, dove la graduatoria favorisce sempre gli ex calciatori di livello e mai chi sale dal basso.
«Ma questa volta, onore ai giudici», afferma lavvocato Mattia Grassani, difensore sportivo di Giampaolo. «È una sentenza equilibrata, di grande progressismo, che muove i regolamenti fermi da 25 anni.
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