Signor portavoce attento, Veltroni la fotografa

Sul penoso infortunio occorso a Silvio Sircana, il portavoce del governo che in libera uscita da Palazzo Chigi s’è concesso un’escursione notturna a Zoccoland, si sta formando una bizzarra scuola di pensiero. Gad Lerner ha ribadito da queste colonne che considera «moralmente dei giganti» i clienti delle prostitute, i quali pagano «le prestazioni richieste a donne consenzienti», rispetto al sottobosco di faccendieri del potere politico o televisivo. Michele Serra gli ha fatto eco su Repubblica: «Il vero scandalo è che siano considerate scandalose le fotografie di un uomo politico a pochi metri da un transessuale, in un Paese che non considera scandalosa la presenza in Parlamento di politici corrotti, inquisiti e anche già definitivamente condannati». Maria Latella, direttrice di Anna, a un’ascoltatrice di Prima pagina che su Radio 3 le faceva notare come fosse indispensabile, per governare uno Stato, poter contare su uomini integri, dalla moralità irreprensibile, ha risposto: «Noi non siamo meglio dei politici, non lo siamo affatto». Abbia pazienza: parli per lei. «E li votiamo proprio perché sentiamo che rappresentano specularmente le nostre debolezze, i nostri lati oscuri e i nostri cedimenti. È per questo che li mandiamo lì, perché sappiamo che non sono migliori di noi, e ci va bene così», ha insistito la Latella. Massì, diciamocelo una buona volta: De Gasperi era proprio uno sporcaccione. Per quanto anche Einaudi, volendo stare al Piemonte da cui proviene Sircana, non è che scherzasse, nevvero madame?
Io penso invece che vi siano reati etici peggiori di quelli sanzionati dal codice penale. Se il portavoce unico del Consiglio dei ministri, nonché braccio destro di Romano Prodi, nonché deputato, nonché componente della commissione cultura, scienza e istruzione della Camera, va in giro di notte ad abbordare transessuali, anche solo per scambiarci quattro chiacchiere o sbirciare come sono agghindati, non è per niente affar suo, ma di tutti. Un uomo pubblico che si rende ricattabile espone lo Stato a gravi rischi, al cui confronto l’estorsione diventa una bazzecola. Esemplifico: mi risulta che Prodi abbia delegato al suo spokesman il compito di scegliere i nuovi consiglieri d’amministrazione della Cassa depositi e prestiti, cioè della banca del governo. Sono persuaso che Sircana avrebbe trovato la forza di reagire se qualcuno fosse andato a imporgli una candidatura, ma chi può giurare che non sarebbe rimasto perlomeno suggestionato se questo qualcuno gli avesse sventolato sotto il naso la sequenza scattata dal paparazzo? Pantografate lo stesso interrogativo su altri tipi di nomine, sui disegni di legge, sui finanziamenti, sulle mille decisioni che passano da Palazzo Chigi e avrete la dimensione dei pericoli in cui è incorso quest’uomo a causa della sua disinvolta condotta privata.
Ma poi non lo sa, onorevole Sircana, che la Convenzione sulla soppressione del traffico di persone, ratificata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1949, recita: «La prostituzione e il male che l’accompagna, cioè la tratta degli esseri umani, sono incompatibili con la dignità e il valore della persona e mettono in pericolo il benessere dell’individuo, della famiglia e della società»? Non lo sa che la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (se lo faccia confermare dal suo datore di lavoro, che regnava a Bruxelles quando fu approvata) all’articolo 3 sancisce il divieto «di fare del corpo umano una fonte di lucro»? Le pare dunque bello che un rappresentante delle istituzioni, addirittura l’unico autorizzato a parlare a nome di tutti i ministri, gironzoli a ore piccole sui viali del vizio e si soffermi a osservare, con l’interesse della massaia che esamina i quarti di bue in macelleria, gli sventurati gonfi di silicone che fanno carne di porco del loro fisico e del loro spirito?
In ogni caso non si capisce perché il portaparola dell’esecutivo debba godere d’un trattamento di favore rispetto agli altri cittadini, moralmente riprovevoli, che si mettono nelle sue stesse condizioni. A Roma, sulla via Salaria, i patiti del puttan tour vengono fotografati 24 ore su 24 da otto telecamere installate dal Comune e multati in caso di sosta. «La situazione, soprattutto in alcune zone della città, non è più sopportabile», ha detto il sindaco Walter Veltroni, non certo sospettabile di bacchettoneria, presentando lo scorso 20 settembre questa iniziativa di contrasto della prostituzione. Manco avesse visto le foto scattate una settimana prima (e misericordiosamente subito insabbiate dal gruppo Rcs-Corriere della Sera) della Volkswagen di Sircana ferma con le luci degli stop accese accanto a un prosperoso viado. Si avvisa comunque lo staff del premier che presto Veltroni estenderà il sistema di controllo anche a piazza dei Navigatori e viale Palmiro Togliatti. Entro fine maggio accadrà lo stesso in viale Abruzzi a Milano. A Firenze il Comitato per la sicurezza ha stabilito già 12 anni fa di multare i frequentatori di prostitute che affollano il parco delle Cascine, inviando a domicilio una foto con la targa dell’auto e l’ora della trasgressione. A Parma ad accollarsi l’incombenza sono stati gli abitanti della frazione San Prospero, esasperati dallo squallido spettacolo dei nottambuli a caccia di mercanzia.
Al portavoce del governo italiano è andata ancora bene. A Londra è la polizia a fotografare gli uomini che avvicinano le donne di strada e a inviare poi le prove alle mogli e financo ai datori di lavoro, visto che un terzo dei clienti perlustra le zone del meretricio su auto intestate alle società da cui dipendono. A Denver, capitale del Colorado, i Sircana di turno finiscono involontari protagonisti di John’s Tv (John è il nomignolo affibbiato negli Stati Uniti ai clienti delle prostitute), un programma a cura del Comune in onda tutti i giorni su una televisione locale, e restano per sempre schedati sul sito Web del Denver police department, e lo stesso accade a Orlando, in Florida, e a Charlotte, nella Carolina del Nord. Ad Aurora, sempre nel Colorado, le autorità acquistano pagine intere di giornale per svergognare, mediante la pubblicazione delle targhe, i cercatori di passeggiatrici. A Saint Paul, nel Minnesota, la polizia tiene un archivio telematico dello stesso materiale.
Insomma, la gogna mediatica per chiunque dimostri un qualche interesse verso coloro che si vendono per strada è ampiamente accettata come deterrente a tutte le latitudini. Il motivo lo capisce anche un bambino: sono clienti e guardoni i primi responsabili dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù di migliaia di esseri umani. Non a caso la parlamentare socialista Ségolène Royal, candidata della sinistra alla presidenza della Francia, intende trasformare in reato quella che nell’Italia di Prodi passa per una birichinata.
Credo sulla parola all’onorevole Sircana – che a pelle mi sembra una persona affidabile, nonostante l’aspetto transilvanico – quando confessa «un momento di stupida curiosità di una ormai lontana sera d’estate».

Ma resta intatto il nostro diritto di cittadini a poter disporre di responsabili della res publica che non siano nemmeno lontanamente sfiorati dal sospetto di una qualche contiguità col mondo della prostituzione. Perché andare a puttane non è affatto una cosa normale. Anzi, è la scorciatoia per mandare a puttane prima i governi e poi le nazioni.
Stefano Lorenzetto
stefano.lorenzetto@ilgiornale.it

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