Signorini: "Macché epurazione, bocciate dai lettori"

Strepiti. Commenti al vetriolo. Dietrologie sull’asse Alfonso Signorini-Marina Berlusconi. La scomparsa dalle pagine di Chi della rubrica Doppia difesa scatena un coro di reazioni indignate. Ecco come replica il direttore del settimanale

Strepiti. Commenti al vetriolo. Dietrologie sull’asse Alfonso Signorini-Marina Berlusconi. La scomparsa dalle pagine di Chi della rubrica Doppia difesa scatena un coro di reazioni indignate: dalla finiana Flavia Perina al Fatto quotidiano, ce l’hanno tutti con il direttore-censore Signorini che ha cancellato l’appuntamento settimanale con Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker. Lui allarga le braccia: «Me l’aspettavo».
Cosa si aspettava?
«“Doppia difesa” è andata avanti per tre anni e non se l’è mai filata nessuno. Adesso che ho deciso di toglierla scopro che era un cardine del pensiero nazionale. Dovrei essere dentro una bolla di orgoglio, ma non ce la faccio. È tutto ridicolo. Però non sono scemo e avevo avvertito i miei: vedrete, c’è di mezzo la Bongiorno che è la presidente della commissione Giustizia della Camera ed è una autorevole voce della politica italiana. Quindi, preparatevi a dietrologie di ogni tipo. Non mi sbagliavo».
«Chi» è un settimanale della Mondadori di Berlusconi, la Bongiorno è legata a Fini. Ovvio che si parli di epurazione.
«Un attimo. Questa rubrica l’ho inventata io. Tre anni fa».
Tre anni sono tanti.
«Sì, ma per i lettori. Qui la politica non c’entra niente, come non c’entra niente Marina Berlusconi, evocata dalla stampa. Figurarsi. L’idea che qualcuno abbia voluto imbavagliare la Bongiorno è patetica».
Però lei ha tolto la rubrica.
«Perché a differenza di quello che pensano certi critici prevenuti, il direttore riflette sul prodotto di cui è responsabile. Col tempo, mi sono reso conto che la rubrica non era in linea con il temperamento del giornale».
Linea politica?
«Ma per favore. Chi è un giornale d’intrattenimento, d’evasione. Invece tutte le settimane Doppia difesa parlava di stupri, violenze, storie cupe e livide ambientate negli inferni della società: un lavoro nobile, importante, apprezzato, ma alla lunga un corpo estraneo a Chi».
E allora?
«Allora la Mondadori ha commissionato un’indagine di mercato su un campione di 10mila lettori».
Cos’hanno risposto?
«Hanno bocciato la rubrica. Esattamente per le ragioni che già avevo messo a fuoco nella mia testa. A questo punto, in occasione del restyling di Chi, ho deciso di eliminare due rubriche, Doppia difesa e Vippissime news, e ne ho reinventate altre due. Mi spiace deludere chi si straccia le vesti, ma si tratta di un banale ammodernamento del prodotto editoriale».
Se è così, perché non ha avvisato la Bongiorno e la Hunziker?
«Questo è falso. I miei più stretti collaboratori avevano preavvertito le due signore e avevano loro spiegato che tutte le testate della Mondadori sono a disposizione dell’associazione “Doppia difesa”. La Bongiorno e la Hunziker troveranno sempre spazio sui periodici Mondadori».
Davvero lei non ha preso ordini da nessuno?
«Ma sta scherzando? Oltretutto, ripeto, questa non è una rubrica politica. Non c’è nessun giallo, nessun mistero, nessuna censura. La Bongiorno è persona che stimo moltissimo, che invito spesso e inviterò ancora all’Alfonso Signorini Show su Radio Montecarlo. Con la Hunziker poi, ho ottimi rapporti. Non c’è nessun caso. Anzi, mi aspetto una mossa dalle due signore».
Quale?
«Dovrebbero dire la verità perché i silenzi e le reticenze alimentano un clima di sfiducia, scivoloso, ambiguo. E qua invece non c’è nessuna ambiguità. Giulia e Michelle conoscono benissimo la verità perché sono state informate per tempo. Nessuno si è mai sognato di censurare il Bongiorno-pensiero. E tutte e due sanno anche che le loro parole troveranno sempre spazio nei miei giornali e in quelli della Mondadori».
La direttrice del «Secolo» Flavia Perina si dice colpita più dal caso Bongiorno che dal caso Brancher.
«Addirittura? Io non posso inseguire tutte le chiacchiere che si fanno.

Ritengo invece che un direttore abbia il diritto e il dovere di mantenere fresco il proprio giornale. Io ho solo cercato di svecchiare Chi. Me l’aspettavo, ma resto comunque sconcertato nel vedere che si confondono ad arte restyling e censura».

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