Nel centrosinistra milanese si favoleggia di elezioni, ma in realtà di primaria cè soltanto unantica forma di lotta, quella del tutti contro tutti. Formalmente i partiti che compongono la rissosa coalizione non impediscono a nessuno di farsi avanti e di candidarsi alla carica di primo cittadino, ma appena qualcuno alza sia pure di poco la testa e lascia intendere di essere pronto a concorrere, ecco che inizia il fuoco di tiratori poco franchi. È un Far West senza sangue, per fortuna, ma non per questo lo spettacolo è edificante.
Il più attivo nellarte del cecchinaggio politico è il professore Nando Dalla Chiesa, esponente della Margherita. È stato lui a cominciare il tiro contro Umberto Veronesi ed è riuscito a far convergere colpi su colpi contro loncologo da centro e da sinistra. Tanto ha sparato, in mala compagnia, che alla fine lo scienziato, abituato alla serietà di unaltra carriera, ha distintamente salutato la compagnia dei fucilieri.
Ma Dalla Chiesa non si è per questo placato. Continua a vigilare e nessuno può azzardarsi ad alzare la testa sulla rete di trincee del campo del centrosinistra. Ieri lesponente della Margherita ha tuonato contro la possibile candidatura di Filippo Penati, definendola irricevibile. Se fra due appartenenti alla stessa coalizione cè un simile flusso di simpatia e di concordanza un motivo deve esserci, e non è interessante capire chi dei due abbia ragione, ma forse tutti guadagneremmo tempo se Dalla Chiesa dicesse subito chi deve essere laspirante sindaco, quali caratteristiche deve portare in dote, se ad esempio deve o no avere i baffi. Faccia un identikit preventivo, risparmiando a tutti il tiro al piccione. E i dirigenti del centrosinistra risparmino alla città le finte aperture alla cosiddetta società civile. Sono gli apparati di partito che ansimano in vista di queste benedette elezioni di primavera.
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