Silenzio sul «caso» Moratti La sinistra scarica Ferrante

Penati (Ds) e Mattioli (Margherita). optano per un «no comment». La Russa (An): «L’ex prefetto deve avere un pessimo suggeritore»

(...) Un attacco comprensibile nel clima della campagna elettorale? «Assolutamente no. I sindacati hanno invitato il candidato sindaco, una figura istituzionale. Che, proprio per questo, ha il dovere di partecipare al corteo. Se non ci andasse i suoi elettori cosa potrebbero dire? Anch’io ci sarò con il gonfalone della Regione. Ma qualcuno mi chiederà cosa penso, qualcuno mi fischierà? No, perché io rappresento l’istituzione, non Piero Borghini». Una presa di distanza elegante, ma decisa arriva dal vice presidente della Provincia Alberto Mattioli. «Se dobbiamo contestare la Moratti - spiega l’esponente della Margherita - facciamolo con il silenzio». Attenzione, «se dobbiamo», in due parole tutta la perplessità per un’uscita a dir poco infelice. Secco anche il compagno di partito Pierluigi Mantini. «L’Unione a Milano partecipa al Primo maggio preoccupata dagli abusi della precarietà, dai salari troppo bassi, dalla riforma delle professioni che occorre fare da anni. L’Unione, a Milano, non è preoccupata invece di come passerà la giornata Letizia Moratti. I dibattiti degli ultimi giorni denotano scarso senso della democrazia e del ridicolo». Niente fischi né applausi, ma solo sorrisi ironici, pacifici e tranquilli chiede il presidente dei Verdi milanesi Carlo Monguzzi. «La candidata della Cdl è spregiudicata e furba - accusa -, ha già utilizzato il padre ex deportato e in carrozzella, per farsi la campagna elettorale il 25 aprile. Ora si appresta a venire al corteo del primo maggio a giocare per la seconda volta la parte della vittima». Nessun dubbio, invece, per gli ultras della coalizione. «Condivido le dichiarazioni fatte da Ferrante - attacca Gianni Occhi (Rifondazione comunista) -. Ritengo sia stato un errore invitare la Moratti, ministra-padrona, alla manifestazione. Il primo maggio è da sempre per i lavoratori una giornata di lotta in difesa dei propri bisogni, non si può svuotarla trasformandola in una festa interclassista, buona sola per far ponti».
«Moratti padrona? Queste mi sembrano sciocchezze non da Ferrante, roba ridicola», taglia corto il colonnello di An Ignazio La Russa. «Ho sempre avuto un buon rapporto con l’ex prefetto - aggiunge -, ma ora non lo riconosco più. Quelle non sono parole sue, deve avere qualche pessimo suggeritore. Uno che sicuramente non gli fa fare bella figura. E poi parla lui che voleva mettere un’altra Moratti, la Milly, come capolista. E quella allora non è una padrona?». Per il neo deputato di Fi Maurizio Bernardo «il camaleonte Ferrante da uomo delle istituzioni si è già trasformato in uomo di regime rosso massimalista, decidendo chi deve partecipare e chi no».

«Vietare alla Moratti significa non solo vietare a lei la propria libertà, ma anche alla maggioranza dei lavoratori milanesi che poche settimane fa hanno votato Casa delle libertà». «Se Ferrante pensa queste cose - le parole del capogruppo di Fi Manfredi Palmeri -, dovrebbe ritirarsi dal corteo. Se Ferrante dice queste cose, dovrebbe ritirarsi dal ruolo di candidato sindaco».

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