Silvio non si candiderà a premier «Ma sono sempre il più popolare»

Silvio non si candiderà a premier «Ma sono sempre il più popolare»

Roma«Ho fatto un passo indietro, con eleganza, per il bene del Paese». Silvio Berlusconi concede la sua prima intervista a un quotidiano da quando ha lasciato la presidenza del Consiglio e per farlo sceglie il Financial Times, con cui ha sempre avuto un rapporto «dialettico», tanto per usare un eufemismo. «Berlusconi to abandon frontline politics», così titola il quotidiano britannico. Una chiacchierata a tutto campo in cui il presidente del Pdl annuncia «un passo indietro dalla politica in prima linea». Un nuovo corso in cui «non correrà più per il ruolo di primo ministro in Italia», appoggerà la corsa di Angelino Alfano, fermo restando che nel Pdl si faranno le primarie per la scelta del candidato.
Dalla sua residenza romana, Berlusconi tocca tutti i temi dell’attualità politica, dalla crisi finanziaria alla «terribile campagna mediatica» nei suoi confronti che ha creato le premesse per le sue dimissioni fino al bunga bunga e al processo Mills, due processi per i quali si dice «sereno». Il presidente del Pdl spiega che le dimissioni a novembre furono dovute «alla campagna ossessiva dei media italiani e stranieri» nei suoi confronti, media che lo additarono come il responsabile dell’aumento dello spread e della crisi dei mercati. «Dopo aver valutato le cause della crisi, che non è italiana ma europea e dell’euro - sottolinea l’ex premier - credevo che se fossi rimasto al governo avrei danneggiato l’Italia poiché le campagne mediatiche contro di me sarebbero state ancora più terribili. Con senso di responsabilità, nonostante avessi la maggioranza in entrambi i rami del parlamento, ho fatto un passo indietro con eleganza». Tutto ciò - sottolinea - «nonostante io abbia ancora un largo consenso, quasi il doppio rispetto ai miei colleghi Merkel e Sarkozy. I sondaggi mi danno un gradimento del 36%. Se cammino per strada fermo il traffico. Sono un pericolo pubblico e non posso nemmeno uscire a fare shopping».
L’ex premier, pur ufficializzando la volontà di assumere un profilo più defilato rispetto agli equilibri del centrodestra e di vestire i panni del padre nobile, non rinuncia a scherzare: «A 75 anni mi sento ancora giovane», dice mostrando al giornalista un grosso livido, ricordo di una partita a hockey con il primo ministro russo Vladimir Putin. Nonostante ciò ribadisce l’intenzione di non correre più per la presidenza del Consiglio perché «sarei troppo vecchio».
Sul governo Monti c’è una apertura di credito: «La speranza è che questo governo, sostenuto da tutto il parlamento, abbia la possibilità di fare le riforme necessarie, a partire da quelle istituzionali e dall’architettura dello Stato, senza le quali non possiamo pensare di avere un paese libero e democratico».

Una notazione sulla quale si appunta l’attenzione di molti visto che alcune fonti accreditano Berlusconi della volontà di passare a un sostegno più «attivo» dell’esecutivo. L’ultimo passaggio è per Alfano. «Lui resta il mio erede» ribadisce. «Ma per la scelta del candidato a primo ministro faremo le primarie».

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