Simoni rischia sei mesi di stop: salta il Tour?

Il suo ds Algeri: «Ivan doveva vincere su ordine di Riis. Il “mio” poteva trattenersi»

Pier Augusto Stagi

Sarà ascoltato il prossimo 5 giugno, data che rievoca i fatti di Madonna di Campiglio: l’inizio del calvario di Marco Pantani. Gilberto Simoni sarà ascoltato a Roma da Armando Forgione, presso gli Uffici Federali, per rispondere davanti alla Procura Federale in merito alle esternazioni che il corridore trentino ha fatto subito dopo l’arrivo all’Aprica sabato scorso: «Ivan non è un uomo, con me ha chiuso»; e il giorno successivo, poco prima della partenza dell’ultima tappa, quando ha aumentato la posta in palio dicendo: «Mi ha chiesto soldi in cambio della vittoria di tappa», parole subito smentite dalla maglia rosa. La situazione del corridore della Saunier Duval non è certamente delle più semplici: la sua parola contro quella di Basso. Uno schiuma di rabbia e accusa la maglia rosa di aver chiesto soldi, l’altro che nega con fermezza.
Non è da escludersi che il corridore trentino possa andare incontro ad una squalifica molto pensante, anche sei mesi, qualora la Procura federale decidesse di mandarlo davanti alla Disciplinare e a tale riguardo il team di Basso (la Csc) sta anche valutando l’ipotesi di querelare e dare mandato al proprio ufficio legale per un sontuoso risarcimento danni. Intanto Pietro Algeri, direttore sportivo di Simoni, ci aiuta a comprendere meglio il finale convulso di questo 89° Giro d’Italia. «È un peccato che sia finita così, perché Basso non se lo meritava e anche Gibo ha solo da perderci in tutta questa vicenda – dice il tecnico bergamasco -. Ma lo conosciamo come è fatto il Gibo: ha una testa che non lo sposti di un centimetro». E aggiunge: «L’altra mattina, poco prima del via, Ivan è venuto all’ammiraglia quasi a scusarsi dell’accaduto. E mi ha confidato: “Pietro, se non avessi avuto questo aggeggio – facendo segno dell’auricolare – le cose sarebbero potute anche andare diversamente”. Io conosco Ivan, è un bravissimo ragazzo, è un galantuomo, e so anche che in gruppo tutti gli vogliono bene, compreso Simoni: fino a sabato scorso. Il problema è che dall’ammiraglia sono arrivati ordini precisi: vincere, vincere a tutti i costi. Poi sapete tutti cosa ha detto Simoni dopo il traguardo. Era fuori di sè. Siamo andati in albergo e il suo umore era nero, ma di soldi non ci ha mai parlato. Il mattino seguente, dopo aver letto i giornali e valutato che il caso era montato a dismisura, io e Mauro Gianetti, il team manager, siamo andati da Gilberto e gli abbiamo detto: “Gibo, adesso basta, chiudiamola qui”.

Lui ci ha guardato con un sorrisino di sfida e ci ha risposto: “Io non ho intenzione di chiudere un bel niente, anzi stanotte ho pensato che ho altre cosette da dire”. Noi non sapevamo cosa sarebbe andato a riferire. L’abbiamo scoperto solo in seguito e siamo rimasti senza parole».

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