Sindacati contro la «cura» Marrazzo

Antonella Aldrighetti

La pratica della concertazione non può essere considerata una prerogativa peculiare della giunta Marrazzo. Anzi, sull’argomento le parti sociali hanno già presentato qualche rimostranza in merito ai temi più disparati.
Ma quando il tema tocca l’aspetto più recondito delle organizzazioni sindacali, ossia la tutela dei lavoratori, è naturale che i toni della rimostranza si possano trasformare, in quattro e quattr’otto, in quelli della genuina contestazione. E così è stato. Infatti sembra sia bastato, a qualche organizzazione sindacale leggere alcuni passi del Documento di programmazione economica e finanziaria 2007-2009 per definirsi prima «sconcertati», poi sul «piede di guerra», dinanzi alle politiche del personale sanitario che la giunta ulivista intende attuare in materia di mobilità e riorganizzazione del contesto ospedaliero. A partire dalla riconversione del ruolo dei camici bianchi, sia medici che infermieri, che verrebbero dirottati da quei presidi ospedalieri che subiranno una riduzione dei posti letto ai presidi ambulatoriali che offriranno un’offerta sanitaria circoscritta alle specialità in day service. Vale a dire, una serie di interventi che graveranno sugli operatori sanitari, sulla loro professionalità e che andrebbero pure a cozzare con i dettami stabiliti dal contratto nazionale di lavoro. Ma stando così le cose perché allora la giunta Marrazzo si è presa la licenza di siglare certi provvedimenti? «Da un’attenta lettura del Dpefr viene fuori che la volontà precisa di questa giunta è di ridisegnare la sanità laziale in modo da risparmiare sul personale senza preoccuparsi di concertare modi tempi e soprattutto alternative con le rappresentanze sindacali, eppure - chiosa il segretario regionale della Fials/Confsal Gianni Romano - già la scorsa settimana abbiamo presentato una proposta di recupero finanziario in materia di personale, rigorosamente alternativa ai tagli indiscriminati di servizi pubblici, sia al presidente Piero Marrazzo, all’assessore alla Sanità Augusto Battaglia e all’assessore al Bilancio Luigi Nieri di cui ancora non conosciamo l’esito. Per cui occorre che la giunta si prenda la briga di convocarci per spiegare, punto per punto, cosa intende fare di chi lavora nel comparto sanità».
La misura del disagio appare chiara: da una parte delinea una giunta regionale che cerca di mettere tutti dinanzi al fatto compiuto ma, da un’altra, emerge pure un’inadeguata creatività gestionale che dovrebbe cercare di realizzare strumenti di ricavo senza imbracciare solo il machete. Troppo difficile? «Basterebbe un po’ di volontà e considerazione delle mansioni altrui mentre questo Dpefr è improntato in larga misura alla riduzione del servizio pubblico tagliando alle Asl ben 343.058.375 euro di budget per i posti letto, contro i 107.651619 euro di tagli previsti per la convenzionata esterna, e - ritiene di precisare il sindacalista della Fiasl - altri 550 milioni di risparmio saranno in capo al solo personale. Per cui affermare che il documento di programmazione economica per la parte che riguarda la sanità regionale sia stato emanato secondo un principio di equità, andando a distribuire in eguale misura i sacrifici che saranno chiamati a sopportare indiscriminatamente i cittadini e gli operatori sanitari del servizio pubblico, ci sembra davvero troppo».


Nuove avvisaglie di dissenso arriveranno già domani quando Cgil, Cisl e Uil si sono date appuntamento sotto il «palazzo di vetro» per rivendicare alla giunta ulivista il pagamento degli arretrati contrattuali. Giovedì sarà la Fials/Confal a scendere in strada per manifestare dissenso contro le politiche impopolari descritte nell'ultimo documento programmatico.

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