Pare che il direttore Daniel Barenboim abbia avuto un certo peso in tutta questa vicenda. Che a lui, argentino di nascita e israeliano di origini, l’idea di dover rinunciare a dirigere l’orchestra di uno dei teatri più prestigiosi al mondo nella sua Buenos Aires e in occasione del bicentenario del Paese, proprio non andasse giù. E che se fosse saltata anche quest’ultima tournée, si sarebbe seccato parecchio e ci avrebbe pensato a lavorare col teatro. Indiscrezioni a parte, il risultato per fortuna non cambia e dopo un tira e molla di settimane, ieri i sindacati Fials e Cgil della Scala hanno deciso di revocare lo sciopero per la trasferta argentina. Nove giorni di lavoro, dal 27 agosto al 2 settembre, una messa da requiem e due Aida dirette da Barenboim appunto, che se non si fossero fatte, avrebbero pesato sulle tasche dei lavoratori come un mezzo stipendio. In meno, ovviamente. Tengono a precisare quelli che hanno portato avanti la linea dura della battaglia, che il passo indietro è stato deciso solo dopo l’incontro in mattinata col sindaco Moratti e solo dopo aver visto le sue parole scritte nero su bianco. «Ora ci sono le condizioni per garantire la trasferta di Buenos Aires - ha dichiarato il segretario della Cgil Onorio Rosati -. Si sono registrati segnali positivi di avanzamento nella vicenda che, peraltro, si sarebbero potuti registrare anche prima senza aspettare il 21 per fissare la riunione». Ma quali sono questi segnali di avanzamento? Una lettera in cui il sindaco riconferma la richiesta di aprire un tavolo sull’autonomia con i sindacati e si impegna per un finanziamento pubblico congruo per il teatro, mantenendo i livelli del 2009. D’accordo. «Sono tutti auspici, sicuramente - dichiara il segretario della Uil, Domenico Dentoni per il quale la riunione con la Moratti è stata senz’altro positiva -. Ma non hanno ottenuto nulla di nuovo. Gli obiettivi sono quelli già previsti dalla legge, sull’occupazione, di cui abbiamo discusso la scorsa settimana. Il tavolo sull’autonomia anche. È da inizio luglio che Lissner ha chiesto alle 4 segreterie una data per sedersi e discutere del regolamento». E la richiesta al governo di mantenere i fondi pubblici agli stessi livelli del 2009? «Il sindaco è la duecentesima persona che lo chiede. Comprese le organizzazioni sindacali. Tutti gli enti lirici stanno facendo la stessa cosa da mesi». Un risultato raggiunto, se così si può definire, è l’incontro di ieri pomeriggio tra il ministro Bondi e i presidenti delle fondazioni liriche. «La cosa vera è che non c’erano le ragioni per fare lo sciopero - continua Dentoni -. Ma soprattutto non ci sono state le ragioni di far saltare Pompei: i lavoratori hanno perso inutilmente tre giornate di stipendio». Insomma, le motivazioni dello sciopero campano si potevano discutere e risolvere in un confronto con i lavoratori come si è sempre fatto. Cgil e Fials dal canto loro ribadiscono di avere dimostrato un «elevato senso di responsabilità» in questa vicenda e rimarcano il giudizio negativo sulla legge e sul suo impianto che è «un danno per la cultura e le fondazioni liriche» con elementi incostituzionali che penalizzano i lavoratori, compresi quelli della Scala. Per questo vigileranno affinché tutto il percorso venga rispettato. Poi tornano sugli scioperi.
«Abbiamo considerato grave e sbagliata la logica degli ultimatum. C’è grande rammarico - spiega Giancarlo Albori (Cgil) - se il confronto fosse stato puntuale, avrebbe permesso di salvaguardare anche la tournée di Pompei». Peccato che non sia stato così.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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