Il sindaco che ci piace

«Noi poniamo seriamente la candidatura di Milano per il 2020 nel caso non dovesse andare in porto quella di Roma per il 2016. Ci aspettiamo il sostegno convinto del governo». Questo ha detto Letizia Moratti, sindaco di Milano, durante una riunione a Roma delle città metropolitane. Naturalmente questo presuppone la rinuncia di Roma da parte del sindaco Walter Veltroni alle Olimpiadi del 2016. Del resto Roma ha preso soldi (in termini corretti si direbbe ha ottenuto risorse) per i campionati del mondo di Italia ’90, per il Giubileo del 2000 e un altro fiume di quattrini per la storia di Roma Capitale. A Milano sono arrivate le lische.
La domanda da porsi è: si ritiene o no che, essendo Milano l’eccellenza di questo Paese, da tanti punti di vista, vada privilegiata nelle attenzioni e negli aiuti perché se Milano va bene, va meglio tutto il Paese? La risposta a questa domanda non può essere «ni»: può essere sì o no. E, sommessamente, riteniamo che debba essere sì: non per campanilismo (chi scrive è nato in Toscana) ma perché funziona così in tutto il mondo da che il mondo è mondo. E cioè le città eccellenti hanno una ricaduta sempre importantissima sui Paesi di appartenenza. È finta e demagogica la solidarietà di chi sostiene che bisogna sempre e comunque aiutare i più deboli. Questo è vero. Ma il modo migliore di aiutarli, nella società del ventunesimo secolo, è quello di aiutare quelli più forti perché aiutando questi poi si trovano i quattrini anche per aiutare quegli altri. Altrimenti si fa del sentimentalismo dannoso, inefficace e controproducente.

Sarebbe il caso che il professor Romano Prodi nonché (sfortunatamente) presidente del Consiglio si decidesse in questa occasione a dire un sì deciso, convinto e - cosa più difficile - fermo alla candidatura di Milano alle Olimpiadi del 2020.
Bravo sindaco, così ci piace.

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