(...) di unalleanza che si affermi alla guida del Comune e della Provincia di Genova. La discussione di oggi è stata quindi un confronto aperto e franco sulla Genova che vogliamo costruire da qui al 2017. Ci ha animato lo stesso spirito di coalizione che ci ha portato a vincere in Regione nel 2010. Ben in anticipo sui tempi, abbiamo dato avvio ad un percorso. Dopo aver definito chi ci sta e per fare cosa, discuteremo sul metodo di selezione delle candidature su cui permangono ancora visioni diverse, ma non dirimenti. Avvieremo da subito dei tavoli programmatici sui punti caratterizzanti la città e la Provincia che vogliamo. Ma il primo passaggio che ci attende è un impegno comune, forte e deciso, per i referendum del 12 e 13 giugno, anche alla luce dellodierna sentenza sul nucleare».
Ecco, io da questa politica voglio scappare. E non solo perché il comunicato è firmato dai leader della sinistra locale, peraltro sedici persone, come ai bei tempi dellUlivone e dellUnione. Ma sarebbe la stessa identica cosa se le firme fossero quelle del Pdl. Voglio scappare anche e soprattutto perché Genova merita qualcosaltro. Non una rissa mascherata con parole che sono politichese puro sul tema Vincenzi sì-Vincenzi no. Non «tavoli programmatici».
La soluzione è unaltra. Visto che Marta Vincenzi è con ogni probabilità ampiamente battibile, ma con altrettante probabilità non è battibile da un candidato che si presenti con il nome di Berlusconi nel simbolo e la possibilità che Berlusconi venga a fare campagna elettorale per lui. Giusto o sbagliato che sia, è un dato di fatto, di cui non tenere conto sarebbe assolutamente sbagliato. Che ci piaccia o no, è una specificità genovese.
Quindi, a mio parere, la candidatura anti-Vincenzi dovrebbe essere assolutamente trasversale. Con una desistenza del centrodestra, certo. Ma anche con lappoggio di settori di sinistra illuminata, che non sopportano demagogia e arruffapopoli e con lappoggio degli imprenditori che rischiano in proprio e che sono gli unici a mandare avanti questa città o quel che ne resta, mentre politici scandalosi di ogni colore organizzano manifestazioni non per tutelare il lavoro di tante persone (che sarebbe cosa buona e giusta, sacrosanta), ma per tutelare cantieri di costruzioni navali dove non si costruiscono navi perché il mercato non le richiede più.
Anzi, alle Vincenzi, ai Margini e ai loro emuli, di destra o di sinistra (ne abbondano pure nelle file di Lega e Pdl) consiglio pure di proporre di impiantare a Genova uno stabilimento di macchine per scrivere. Come dite? Non si vendono più e una fabbrica di questo tipo creerebbe posti, ma non lavoro? Perfetto, è il modello Genova!
Ecco, contro tutto questo, per un colpo dala, per una nuova idea di Genova, serve - a mio parere - cambiare completamente facce. Insomma, la mia idea non è quella di Altra Genova, di Oltremare e di Enrico Musso, anche se in qualche modo coincide con la loro ricerca di lista civica. Ma, per lappunto, civica vuol dire civica sul serio: non con esponenti che stanno in Parlamento nel gruppo dellUdc in quota Pli, dopo essere stati nominati in quota Berlusconi-Scajola, senza peraltro essere particolarmente grati. E, soprattutto, facce nuove, vuol dire facce nuove sul serio, e quindi non penso si possa partire da un candidato già sconfitto cinque anni fa e poi riproposto alle politiche.
Insomma, via dai soliti noti. Via dalle stesse facce di sempre, eternamente uguali a se stesse. Via dalle solite generazioni: occorre guardare dai trentenni ai massimo cinquantenni, evitando si spacciare arzilli ottantenni per novità assolute. E via anche dalle candidature viste troppo spesso che, comunque andasse, avevano vinto: perché in caso di vittoria portavano in Comune, in caso di sconfitta portavano altrove. E quellaltrove poteva essere ovunque, tranne che sui banchi del consiglio comunale: dal Parlamento alle future Autorità portuali, come si vociferava potesse succedere a Savona.
Soprattutto, sempre a mio parere, ci mancherebbe altro (anzi, da domani inizierà il dibattito sul tema), occorre scappare dal mondo della politica e della solita politica: la voglia di cambiamento che viene dalle urne fa sentire necessità di società civile. Che non vuol dire, automaticamente, uno che non abbia mai fatto politica, ma certamente vuol dire non un uomo di partito in senso stretto.
Mica finita: il prescelto (o la prescelta) non ha necessariamente bisogno del 51 per cento al primo turno. La presenza delle liste Cinquestelle che fanno capo ai grillini o di altre formazioni politiche, infatti, rende praticamente impossibile la vittoria di Marta Vincenzi al primo turno, a fronte di una candidatura credibile dallaltra parte. E, quindi, al ballottaggio la partita sarebbe veramente aperta, fra lesponente del vecchio, in politica da sempre, e un uomo nuovo.
Ultimo particolare: tutto questo non sarebbe anti-Marta. Ma pro-Genova.
(2-continua)
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