da Roma
Il «caso Montalto» continua a riservare sorprese di giorno in giorno. Sconvolgenti le ultime novità nella vicenda della giovane di Tarquinia che accusa otto suoi coetanei di violenza sessuale. Nel gruppetto dei presunti baby-stupratori, oltre al nipote al sindaco ci sarebbe anche il figlio di un assessore. È quanto ha reso noto un servizio mandato in onda nel Tg5 di ieri sera. Ma cè anche unaltra novità: il «giallo» sulla delibera di giunta, con la quale gli amministratori di Montalto hanno deciso di stanziare il contributo per le spese legali di alcuni dei ragazzi indagati. A quanto sembra, la delibera non è stata mai ufficializzata e la circostanza getta ulteriori ombre sul comportamento del sindaco Salvatore Carai, finito nel tritacarne delle polemiche a seguito della decisione di stanziare dei soldi per coprire le spese legali dei giovani sotto accusa per violenza sessuale. Oltre allaspetto etico del contestato provvedimento, spunta ora una questione di approssimazione amministrativa. «I giornali parlano di revoca della delibera, ma questa addirittura non esiste», rivelano i consiglieri comunali di Montalto Sergio Caci, Marco La Monica e Consolata Piras. I tre rappresentati dellopposizione raccontano di essersi recati ieri negli uffici comunali per visionare il documento. «Alla richiesta il segretario comunale ha ammesso di non essere in possesso, non solo della delibera, ma neanche delle determine di spesa». Dopo ore di attesa i consiglieri, ormai spazientiti dai rimpalli tra i vari uffici, hanno deciso di richiedere lintervento dei carabinieri. «Allarrivo della pattuglia - continuano - le determine di spesa si sono miracolosamente materializzate nellufficio del segretario comunale, che in mattinata non sapeva nulla».
Dalla lettura del documento è emerso come manchi non solo la delibera di giunta «ma anche il verbale della Commissione Bisognosi. Quello che abbiamo trovato - dicono ancora i consiglieri - è solo un richiamo a un regolamento comunale per la concessione di contributi». Da qui lennesima denuncia di «assenza di trasparenza dellamministrazione che, se avesse un minimo di coerenza, dovrebbe dimettersi».
La stessa trafila è toccata ad altri due consiglieri dellopposizione, Marco Fedele e Fabiola Talenti (An), «ai quali ieri avevano negato la visione della determina negli uffici comunali di Montalto», denuncia Laura Allegrini, senatore di An. Dopo lennesimo intervento dei carabinieri, i due esponenti di An hanno scoperto che «sono due gli atti da ritirare - spiega Allegrini - Vi sono infatti due determine: una di 30mila euro a favore di sei ragazzi, in data 28 giugno, e unaltra di 5mila euro a favore di un ragazzo che sarebbe parente del sindaco».
Un altro elemento, questo, che complica ulteriormente la posizione del sindaco Carai, il quale ha annunciato il suo rientro dallestero per «chiarire la situazione». Da qui la denuncia della parlamentare: «Proprio nel momento in cui è altissima lemergenza conto il bullismo, ognuno di noi ha il dovere di dare il buon esempio a partire dalle istituzioni. Il sindaco deve ripristinare la dignità dellistituzione con le sue dimissioni immediate».
Sulla questione è intervenuta ieri anche la Provincia di Viterbo, guidata da Alessandro Mazzoli, compagno di partito del sindaco di Montalto. «Lamministrazione della giustizia - dice salomonicamente una nota di Palazzo Marini - è lunica deputata a dare risposte».
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