Laltra faccia della Cina. Mentre a Pechino si aprono in pompa magna i giochi Olimpici, a Roma il sindaco Gianni Alemanno riceve in Campidoglio, nella sala delle Bandiere, una delegazione di monaci tibetani e una rappresentanza della Laogai Research Foundation, lassociazione che da anni si batte contro le torture nei Laogai, i campi di lavoro cinesi. Un modo per rimarcare, almeno a distanza, il problema del rispetto dei diritti umani in Cina. Ad Alemanno i monaci donano una «Kata», la tradizionale sciarpa bianca, simbolo di pace e amicizia, e il sindaco ricambia esprimendo «solidarietà e attenzione per la causa del popolo tibetano». Inoltre il vessillo del Tibet è stato issato nella sala della giunta, accanto alla bandiera dei giochi Olimpici di Roma 1960. Un atto simbolico deciso a fine luglio con una mozione che, ricorda lamministrazione, «impegna il Campidoglio ad aderire alla politica nonviolenta di dialogo perseguita dal Dalai Lama nei confronti delle autorità cinesi, per il riconoscimento dellautonomia del Tibet e delle libertà civili per tutta la Cina». La bandiera, «esposta oggi perché oggi a Pechino cominciano le Olimpiadi», come sottolinea Alemanno, resterà lì fino a ottobre, quando in Campidoglio è attesa la visita del Dalai Lama. In quelloccasione, durante il Festival del Cinema, spiega il sindaco, al premio Nobel per la pace verrà data la cittadinanza onoraria di Roma.
Ma il faccia a faccia con i monaci, lannuncio della cittadinanza per il Dalai Lama e lesposizione della bandiera del Tiber, spiega ancora il primo cittadino, non vanno letti come «un atto di ostilità contro il popolo e il governo cinese», anche se «abbiamo ricevuto - continua Alemanno - una nota di protesta da parte del sindaco di Pechino a causa della nostra decisione di conferire al Dalai Lama la cittadinanza onoraria». Si tratta invece di «un atto di solidarietà verso un popolo che sta soffrendo e che deve sentire vicino tutti i popoli della terra», ha ribadito il sindaco di Roma.
E ieri anche Palazzo Valentini ha vissuto la sua manifestazione a favore del popolo tibetano. Liniziativa è stata dei consiglieri del Pdl Federico Iadicicco e Bruno Petrella, che hanno appeso a una finestra uno striscione con la scritta «Tibet libero» e con il logo delle Olimpiadi con due manette. Poco dopo, gli agenti della polizia provinciale sono intervenuti per rimuovere lo striscione.
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