Sindaco senza fascia tricolore da partigiani e repubblichini

La Moratti: «Sacrario comune per i caduti» Scoperta la stele per le vittime sul lavoro

Un giorno, forse, andrà in entrambi i campi con la fascia tricolore. «È il mio augurio», ammette. Per il momento, il giorno dopo le polemiche dell’Anpi - e in quello dedicato a tutti i morti - Letizia Moratti dopo aver scoperto la stele dedicata ai morti sul lavoro al Cimitero Maggiore si è sfilata la fascia da sindaco e, in forma privata, ha raggiunto a piedi il campo 64 per raccogliersi davanti al monumento ai caduti della Resistenza. Poi, da lì si è recata al campo 10 dove sono sepolti i combattenti della Repubblica sociale italiana. Non ha replicato alle accuse dell’Anpi per la sua assenza alla cerimonia del primo novembre («il Comune c’era, rappresentato dal presidente del consiglio comunale»), ma ha precisato che ieri la sua presenza come rappresentante delle istituzioni è stata al Famedio, per ricordare chi ha fatto grande la città, e al Maggiore per i caduti sul lavoro. «Poi in forma privata - ha spiegato - essendo il giorno dei morti, mi sembrava giusto recarmi anche dai caduti partigiani che hanno combattuto per la democrazia e, in uno spirito di riconciliazione, anche da chi ha combattuto sotto un’altra bandiera». Per una visita ufficiale nei due campi «non sarà una strada semplice, anche se in altri Paesi è successo». Il pensiero va alla Spagna, dove tutti i morti della guerra civile sono sepolti in un unico Sacrario. Qui, sia l’Anpi che i repubblichini hanno già respinto la proposta della giunta. «Capisco le ragioni di chi lo vede ancora come un percorso difficile e lontano, le ferite sono ancora aperte - ha ammesso la Moratti -. Ma Milano, città simbolo della Resistenza, potrebbe esserlo anche della riconciliazione». Secondo il presidente del consiglio di Fi Manfredi Palmeri, «sarebbe auspicabile, ma non ci sono le condizioni per un sacrario comune, la riflessione fatta negli ultimi mesi per valutare se ci siano o meno i presupposti dice che siamo molto lontani».
Milano, recita invece la stele scoperta ieri al Musocco, ricorda «con profonda gratitudine gli uomini e le donne di tutti i Paesi del mondo, caduti sul lavoro mentre costruivano un futuro migliore per la nostra città». Milano, sottolinea l’assessore al Lavoro Andrea Mascaretti, è «in controtendenza rispetto ai dati nazionali. Nonostante ci siano 8mila cantieri e più del 40% degli operai sono stranieri, gli incidenti mortali sono calati passando da 26 nel 2005 a 23 nel 2006». In lieve calo anche gli infortuni, anche se con 158mila l’anno scorso, la Lombardia resta la regione con più casi denunciati (il 17 %). «Tragedie che rappresentano il nostro tempo - sottolinea il sindaco -. Vogliamo che questo gravissimo problema sia affrontato in modo efficace, potenziando i controlli, impegnandoci per avere leggi che prevedano più rigore nelle assunzioni e pene più severe per chi non ha i lavoratori in regola. Dobbiamo far sì che le direttive Ue non siano considerate un limite ma un vantaggio per le imprese.

Accanto ai milanesi illustri ricordiamo chi ha perso la vita precipitando da un’impalcatura o imprigionato in un macchinario». Morti «terribili» che avvengono «a volte per stipendi molto bassi e senza garanzie per chi rimane».

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