Politica

«Un sindaco serio si sarebbe già dimesso»

RomaSul Riformista di oggi, Antonio Polito scrive che le parole del capo dello Stato a Napoli e la sua richiesta di «autocritica» ai politici meridionali hanno «la forza di quelle di Pertini dopo il terremoto dell’Irpinia».
Perchè, direttore?
«Perché Napolitano ha rotto un tabù molto potente, quello della retorica vittimistica del Mezzogiorno: le cose non vanno bene perché c’è sempre qualcuno cattivo da fuori che le fa andare male. Mentre il presidente ha messo il dito nella piaga denunciando l’“impoverimento culturale” delle classi dirigenti locali. Basta vedere come reagisce la Iervolino...».
Ce l’ha anche con il sindaco di Napoli.
«Perché io e il direttore del Mattino, a Matrix, denunciavamo l’inadeguatezza della classe politica napoletana. E lei per tutta risposta dice che quella trasmissione era “indegna” e bisognerebbe “spegnere le tv”».
La crisi a Napoli è tutta dentro il centrosinistra, che governa da 15 anni.
«Il centrosinistra ha fallito, c’è un disfacimento generale al suo interno. E c’è un Pd nazionale che non mette becco per quieto vivere, ma che sarebbe ora che intervenisse. C’è una crisi di leadership, innanzitutto: Bassolino, che l’ha esercitata per anni, oggi è in difficoltà e alla fine del suo percorso da governatore, la Iervolino non ha mai contato nulla, De Mita è stato messo fuori dal Pd. Non ci sono più capi veri, solo una massa di piccoli feudatari, di samurai che ramazzano in piccoli interessi di parte o di quartiere. E manca totalmente lo stimolo della concorrenza».
In che senso?
«Da 15 anni il centrosinistra governa in Campania nella consapevolezza che non c’è un’alternativa, perché il centrodestra locale non è stato in grado di produrla. Quando per tre lustri sei sicuro che comunque vada vincerai le elezioni, non è un bene. Quell’intercettazione tra Nugnes del Pd e Nonno di An che insieme guidavano la protesta e si segnalavano le mosse della polizia è esemplare, pazzesca. C’è tutto il disfacimento della politica napoletana».
Non è che con la società civile si vada granché meglio, o sbaglio?
«Per carità. Qualche tempo fa il prefetto Pansa aprì una polemica contro la borghesia napoletana “disfattista e rinunciataria”: dalla società civile non arriva nessuna spinta a cambiare. Chiamparino aveva ragione quando disse che se il disastro rifiuti fosse successo a Torino l’opinione pubblica lo avrebbe costretto a dimettersi. La Iervolino invece è ancora là».
C’è la magistratura che pare accreditarsi come contropotere, però.
«A Napoli succede qualcosa di molto singolare: tutti dicono che da luglio c’è una nuova inchiesta aperta, che sono in arrivo provvedimenti cautelari. Tutti ne parlano, molti la temono, un assessore si è dimesso e un altro si è suicidato su questo fumoso sfondo. Ma si può tenere una città in stand by e in angoscia, forse sotto ricatto? La magistratura dovrebbe parlare per atti, non per sospetti. Invece mi pare si sia intrecciato un rapporto opaco di dipendenza tra politica e magistrati.

E quella che è in corso sembra più che altro un’oscura lotta tra poteri».

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