Sindaco «straniero» Un conto è Messi, un conto è Musso

Io per primo ho sostenuto che, in presenza di un fuoriclasse, il Pdl e la Lega avrebbero fatto bene a ritirare i propri candidati e soprattutto i propri simboli. L’imperativo categorico, per la città, prima ancora che per la politica, era quello di mandare a casa Marta Vincenzi. E, di fronte a un obiettivo simile, poco importa la rinuncia ai simbolini di partito.
Il problema è che di fuoriclasse, di «stranieri» in grado di rivoluzionare lo scenario politico genovese, non se ne vedono molti. E anche quello che il centrodestra pareva aver individuato, Beppe Costa, presidente della sezione terminalisti dell’Associazione Industriali e numero uno di Costa Edutainment, sembra destinato a declinare l’invito. Francamente, è un peccato, visto che Costa è un imprenditore vero, uno abituato a dare lavoro e non a firmare consulenze per enti pubblici. Ma, probabilmente, al di là dell’attesa dell’ufficialità della decisione di Beppe - persona simpatica e disponibile, uno di quelli che in politica farebbe la differenza - pesa moltissimo la sua storia personale: nelle interviste, compresa quella molto bella al nostro Federico Casabella, il numero uno dell Acquario non sembrava, come dire?, smanioso di dichiarare la sua identità di centrodestra.


Detto questo, occorre prendere atto della difficoltà di trovare un «Papa straniero» per la candidatura a sindaco. E, a questo punto, occorre chiedersi se non sia meglio puntare sull’identità, sapendo che - grazie alla pluralità di candidature - l’obiettivo (...)

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