Il sindaco di Ventimiglia emigra per protesta dal Pd

Il primo cittadino e undici consiglieri si autospendono dal partito: «Sui migranti qui siamo nel caos e il governo è totalmente assente»

Stefano Zurlo

Un accampamento sul greto del fiume Roja. Centocinquanta persone che vivono in condizioni indescrivibili. E il silenzio perfetto del Pd. Basta. Il sindaco e undici consiglieri di maggioranza, tutti rigorosamente Pd, strappano e si autosospendono dal partito che non c'è. Almeno a Ventimiglia, terra di confini e di illusioni perdute.

C'era un tempo la frontiera aperta, poi sono arrivati i profughi, le storie dei clandestini che cercano avventurosamente il sentiero per Mentone e talvolta precipitano sulle rocce. La Francia ha mandato in soffitta gli ideali del Dopoguerra, Ventimiglia, che dovrebbe essere il biglietto da visita dell'Italia, si è scoperta troppo stretta per quei disperati. Loro si sono accampati sugli scogli, poi sono stati filmati mentre dormivano su pavimenti luridi alla Stazione, alla fine, il 7 maggio, il Ministro dell'interno Angelino Alfano ha chiuso quel centro di accoglienza, ma non ha disinnescato il problema. Il primo cittadino Enrico Ioculano ha provato a richiamare l'attenzione su quel disastro, ma a quanto pare non ha trovato interlocutori. Solo silenzio. E allora, vistosi abbandonato a se stesso, ha stabilito con i suoi compagni di partito di allontanarsi dal partito. «Abbiamo deciso di autosospenderci - spiega Ioculano - perchè a livello regionale e nazionale abbiamo constato la totale assenza del partito. Il silenzio assoluto. Malgrado le continue sollecitazioni, mai nessuno ha preso posizione sul problema dei migranti a Ventimiglia».

La politica si è squagliata, ha ignorato quel lembo simbolico e ferito di Italia, raccontato nei romanzi di Nico Orengo, ha abbandonato il sindaco e i suoi «ospiti» senza futuro. Ioculano usa i toni della requisitoria: «Alfano si era impegnato a risolvere il problema migranti, facendo identificare e trasferire dalle forze di polizia gli stranieri rimasti in città, soprattutto nei pressi della Stazione, e a bloccare i nuovi arrivi al confine, intervenendo già sui treni». Ma nulla si è mosso. E senza risposta sono rimaste le lettere inviate al premier Matteo Renzi e al commissario regionale del Pd David Ermini. Nemmeno una parola da Roma. E niente da Genova.

Tutto come prima. Ioculano non può più tollerare quella Tendopoli, vuole sgomberarla con un'ordinanza motivata da ragioni igienico-sanitarie, descrive con parole drammatiche il campo profughi: «Persone che vivono nel degrado, senza nessuna assistenza. Ci troviamo di fronte ad un'emergenza di tipo umanitario, solo la senatrice Donatella Albani si è impegnata».

Troppo poco. Al posto del governo e del Pd, sul fiume c'è la Caritas che distribuisce i pasti. Una situazione vergognosa. E imbarazzante per il partito del premier. Non ci sono solo i satrapi al Sud. C'è anche l'assenza sul territorio nel profondo Nord. Meglio marcare polemicamente la distanza che separa Ventimiglia dalla capitale. E il piccolo avamposto del Pd dal quartier generale del Nazareno.

«Le bugie di Renzi e dei suoi ministri, a cominciare da Alfano, ormai hanno le gambe corte e vengono

sbugiardate dalla realtà - commenta il leghista Roberto Calderoli - Alfano aveva sigillato trionfalmente il Centro di accoglienza spiegando che l'emergenza era cessata e invece oggi scopriamo che siamo sempre in piena emergenza».

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