La sinistra all’attacco di Alfano

RomaAl Consiglio dei ministri si decide di soprassedere. Il disegno di legge del Guardasigilli, Angelino Alfano, sulla sospensione condizionale solo con i lavori socialmente utili e sulla «messa in prova», non era all’ordine del giorno ma la polemica è già esplosa con la levata di scudi dell’opposizione, un Antonio Di Pietro furioso che parla di «impunità sostanziale e totale» per «evasori, inquinatori ambientali, falsificatori di bilancio e bancarottieri» e il ministro ombra Pd della Giustizia Lanfranco Tenaglia che denuncia «un colpo di spugna per i reati». Un motivo di più, per il governo, per non discuterlo neppure «fuori sacco» e farlo slittare ad una delle prossime riunioni. Magari, con qualche ritocco sul tetto di 4 anni per i reati previsto per la «messa in prova», che potrebbe scendere a 3 o a 2, come vuole il Pd. Niccolò Ghedini dice che se si vuole sperimentare intanto con una pena massima di 2 anni, il Pdl non alzerà le barricate. Certo, fanno notare al ministero della Giustizia, si ridurrà sensibilmente l’«appetibilità» del provvedimento per chi potrebbe usufruirne e quindi l’effetto deflattivo sui processi, che è il principale obiettivo.
D’altronde, anche Lega e An sono critiche e invitano a studiare bene il provvedimento prima di portarlo a Palazzo Chigi. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, teme la contraddizione con la linea della tolleranza zero sulla sicurezza. E il titolare della Difesa, Ignazio La Russa, frena: «È ancora una proposta tutta da esaminare». Precisa, però, che le critiche si sono scatenate sull’ipotetica» questione della «messa in prova» per gli incensurati, con il congelamento del processo e l’estinzione dei reati in caso di lavori socialmente utili, mentre la «vera novità» è il principio che non si potrà più godere della sospensione condizionale della pena senza nessun obbligo, come succede oggi, ma questa sarà condizionata all’impegno in attività di pubblica utilità. «E quella parte mi piace molto», sottolinea La Russa.
Paradossalmente, il centrosinistra si scatena su una proposta che era già stata del predecessore di Alfano, Clemente Mastella (per fissava però il tetto a 2 anni) e che in questa legislatura figura in un ddl firmato dall’Italia dei valori. «Pensavo - dice il ministro della Giustizia - che su questo argomento ci fosse condivisione. Su questa materia c’è anche un ddl presentato dall’Idv al Senato, che prevede che la messa in prova si applichi ai reati punibili fino ai 3 anni. Inoltre, questa norma l’ha chiesta anche l’Anm». Per Alfano è una brutta giornata, ma è disponibile ad approfondire e a modificare. Però, il Guardasigilli non ci sta a farsi dire che voleva un’amnistia, quella è gratis questa no. Questa, anzi, dice «basta alla sospensione condizionale della pena gratis: chi ha fatto un danno alla società dovrà ripararlo lavorando». Alfano ricorda che la «messa in prova» è un istituto «previsto da un’ampia dottrina giuridica, dai lavori delle commissioni Nordio e Pisapia», oggi rivendicato da Mastella e proposto dall’Idv.
Di Pietro, però, ripete che le proposte del suo partito erano «completamente diverse».

Non si sa su quali basi, perché Maurizio Gasparri di An cita il disegno di legge 584 del maggio 2008, che prevede «la possibilità, anche quando si rischiano condanne cospicue, di essere affidati in prova invece che subire un giudizio», di cui sono firmatari Li Gotti, Belisario e tutto il gruppo dell’Italia del valori.

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