La sinistra che non vota Vincenzi

Lo Zapata prepara l’occupazione delle case sfitte prima del 27 maggio per denunciare il silenzio dell’Unione sull’emergenza sfratti

La sinistra che non vota Vincenzi

Lei, la Marta ex «super», fa la tranquilla. Alla domanda «Cosa farà per recuperare Rifondazione comunista?», risponde testuale: «Non ho nessun bisogno di recuperare Rifondazione comunista». Epperò oggi sul palco con Franco Giordano, segretario nazionale del Prc, ci sarà eccome. Alla domanda «Qualcuno della sinistra non la vuole votare, a qualcuno della sinistra radicale lei fa anche un po’ paura», Marta Vincenzi risponde, anzi ringhia: «Sono grumi di interessi dati, consolidati, quelli che non vogliono rischiare, non vogliono cambiare». Non si sa se il riferimento fosse diretto a loro, ma intanto, tra quelli di sinistra che la Vincenzi proprio sono certi di non votarla, ci sono gli esponenti dei centri sociali. Matteo Jade e Luca Oddone, che sono tra le «anime» dello Zapata, non avevano certo bisogno di essere sollecitati. Loro, sulle elezioni hanno idee precise da tempo.
«La Vincenzi? È impresentabile, invotabile. La discontinuità di cui parla è una presa in giro. Dice di voler sconfessare Pericu, ma se c’è una donna di apparato è lei. E poi non dice nulla».
Speravate passasse Sanguineti alle primarie?
«Per carità, è uno dei più grandi poeti viventi, ma rappresenta il vecchio, il Novecento, il muro di Berlino. Ed è stato ridicolizzato, usato per la farsa delle primarie, buttato in un circolo mediatico. Le primarie dovevano essere il superamento dei partiti. Tre nomi e un po’ di folclore. E si sono ridotte al dualismo Vincenzi-Zara. Ma perché, che differenza c’era tra i due?»
Adesso non venite a dire che voterete Musso?
«Musso è la destra. Come facciamo a dire che votiamo Musso? Diciamo che non ci interessa essere chiamati al fronte popolare contro di lui. Non ci sbatteremo, non ci mobiliteremo in caso di ballottaggio nel nome della sinistra unita».
Ci sono altri modi per rispondere «no». E comunque, cosa ha di tanto negativo la Vincenzi?
«Diciamo cosa non ha. Non risponde sui temi forti. Non dice nulla. Le abbiamo scritto per avere un confronto, non ci ha neppure risposto. Le proponevamo solo tre questioni: la casa per chi non ce l’ha, i migranti, l’ambiente e il territorio. Non ci ha mai detto una parola. Come fa sempre. Anche sul caso di monsignor Bagnasco, neppure una parola. Che è la cosa peggiore».
D’accordo, ma a chi affiderete le vostre istanze?
«Non ci interessa il meno peggio. Passeremo all’azione. Nella settimana precedente le elezioni lanceremo la campagna di occupazione delle case sfitte. Così faremo sapere che la sinistra non risponde ai veri problemi».
Prima avevate un rappresentante in Comune.
«Laura Tartarini era stata eletta in Rifondazione con mille voti, la più votata. Ma ora quel progetto non esiste più, Rifondazione ha fatto un’altra scelta, vuole andare a prendere quello che lasciano i Ds, pensa ai posti nelle municipalizzate. No grazie, non ci interessa».
Voti persi?
«Sì, forse molti di noi si asterranno».
E su monsignor Bagnasco?
«Ribadiamo di non essere stati noi gli autori delle scritte di minaccia.

Ma riteniamo che sia giusto che chi si confronta sul terreno pubblico della politica, debba accettare anche le critiche. Anche il capo della Cei può essere criticato. Ma il problema per noi è il silenzio».
Quello di Marta Vincenzi.

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