Una settimana di polemiche e accuse, di offese e indignazione: Santa Margherita non si è fatta mancare nulla. I contrasti politici susseguenti alla scelta del sindaco Roberto De Marchi di intitolare i giardini Lido alle vittime delle Foibe il 25 Aprile, si sono surriscaldati anche nel giorno tanto atteso. Il sole che alto si è levato in cielo sopra Santa Margherita non ha colpe. Per i rappresentanti del Partito democratico, dell'Udc, dell'Associazione nazionale partigiani italiani, dei Comunisti italiani e di «Sinistra, ecologia, libertà con Vendola» la cerimonia è terminata dopo la deposizione della corona d'alloro in ricordo dei partigiani sammargheritesi davanti al monumento di Corso Marconi. Come fosse un videogame hanno staccato la corrente: game over e ognuno per la propria strada. La libertà da loro invocata e sbandierata, non ha riconosciuto altri momenti, altrettanto importanti per la storia del nostro Paese.
Il discorso di Silvio Ferrari, nativo di Zara e già assessore alla cultura della Provincia e del Comune di Genova, ha però toccato il cuore e commosso i presenti alla benedizione della targa: «La memoria per le vittime delle foibe - ha sottolineato Ferrari - è stata troppo corta e offuscata per oltre 60 anni. Migliaia di persone sono state trucidate solo perché colpevoli di essere italiani». Ferrari ha ricordato inoltre il caso di Norma Cossetto, una giovane intellettuale che nel 1943 venne uccisa dopo essere stata vittima di abusi sessuali da parte delle truppe partigiane ad Antignana. Il sindaco De Marchi ha voluto replicare ad Andrea Carannante - dirigente del Partito comunista dei lavoratori sezione di Santa Margherita - che per il primo cittadino (un passato nel Pci) aveva riservato parole di fuoco: . Secondo il sindaco il segnale non è stato compreso perché 65 anni sono forse troppo pochi: «La cronaca - ha continuato De Marchi - non è diventata ancora storia, ma la via da percorrere in futuro è senz'altro questa».
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