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«La sinistra dica no a chi usa la violenza come stile di vita»

Bengala, fumogeni, petardi e soprattutto tanti insulti. Insomma la solita coreografia antagonista. Insoliti semmai luogo e momento: sotto casa di Riccardo De Corato, durante i festeggiamenti per la vittoria di Giuliano Pisapia alle elezioni comunali. «L’ho detto subito e lo ripeto: un brutto segnale, mi sa tanto di caccia all’uomo. Certo, Pisapia ha preso le distanze, ma mi aspettavo una presa di posizione più netta. Invece li ha trattati come ragazzini, responsabili di una biricchinata, che comunque fanno parte del suo “album di famiglia” e hanno attivamente partecipato alla sua elezione».
Ne ha viste altre e di gran lunga peggiori, per cui quando gli ricordiamo lo slogan gridati sotto casa dagli antagonisti «De Corato disoccupato» sorride e ammette «Eh be’ si, mezzo disoccupato lo sono davvero. Anche se mi è rimasto l’impegno parlamentare». Che lo ha portato ieri mattina a Roma per le votazione e quindi a un rapido rientro in città. A distanza di 24 ore però, mastica ancora amaro l’ormai ex vicesindaco.
«L’altra sera ero a cena con colleghi di partito, quando da via Costa, mi hanno chiamato alcuni vicini piuttosto spaventati. “Onorevole qui sta succedendo il finimondo”. Erano arrivati 50, forse 70 ragazzi dell’ex Lab Zero e dei Corsari che, dopo essersi staccati dai festeggiamenti ufficiali in Duomo, sono venuti a farmi la serenata». Guardati a vista da un discreto schieramento di forze dell’ordine. Hanno urlacchiato un po’: sfottò, che ci possono anche stare, ma soprattutto i soliti beceri e volgari insulti da stadio.
«Un brutto segnale. Che per di più faccio sempre fatica a capire: nessuno di noi dopo le vittorie del ’97, del 2001 e del 2006 è andato sotto casa di qualcuno. E da Pisapia mi aspettavo una condanna più netta. E soprattutto una più rigida presa di distanze. Avrebbe anche dovuto aggiungere “Noi con questi signori non c’entriamo nulla e nulla c’entreremo in futuro”. Invece con il suo atteggiamento ha confermato come una parte dei Centri sociali lo abbia attivamente sostenuto e ora si attenda un trattamento di riguardo. Anzi avendo vinto anche loro, si sono sentiti legittimati a schiamazzare sotto casa di chicchessia. Non vorrei che la loro tracottanza aumentasse con i mesi e questo fosse solo l’anticipo di quel che Milano deve aspettarsi. Certo io ho vissuto anni peggiori, quelli delle spranghe e delle chiavi inglesi, quando ero minacciato dai loro padri. Anni che non credo torneranno, ma la guardia non deve mai essere abbassata». Riccardo De Corato, nato nel ’51 ad Andria ma di fatto cresciuto in città, iniziò fin da giovanissimo la sua attività politica nell’allora Msi, entrando poi in consiglio comunale nel 1985. Dopo 12 anni di opposizione, l’ingresso in giunta come vice di Gabriele Albertini prima e Letizia Moratti dopo. E fu subito scontro per la legalità contro i Centri sociali. Tanto che un bel giorno il prefetto Bruno Ferrante lo chiamò, gli mostrò una manciata di proiettili e lo avvertì che sarebbe stato sotto tutela, diventata poi scorta vera e propria.
«Una presenza di cui un po’ alla volta ci si abitua, anche se non riesci mai a farti una ragione che per le proprie idee, per le proprie opinioni, qualcuno debba essere minacciato di morte. Anche se ripeto, 40 anni fa non mi hanno spaventato i loro padri, molto più numerosi e cattivi, non mi spaventeranno certo questi ragazzini. Comunque non mi stancherò di ripetere che Pisapia deve prendere subito le distanze da questi circoli violenti e incontrollabili.

Devo però segnalare l’ingresso al governo di Basilio Rizzo, a Palazzo Marino dall’83, uno che non ne aveva voluto sapere nemmeno delle giunte rosse dei socialisti Carlo Tognoli e Paolo Pillitteri. Evidentemente ora si sente più rappresentato da Pisapia. E con lui, a cascata, tutto il movimento antagonista».

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