RomaCè qualcosa di peggio della baruffa innescata nel Pdl? Del cupio dissolvi che rischia di mandare gli elettori al voto già a novembre? Sì, cè. È il ritorno del centrosinistra e dei suoi mille alchimisti in cerca dellelisir di nuova vita. La pozione magica che tiri fuori dai polli di batteria un Asterix o un Obelix.
La penosa circostanza non sfugge ai diretti interessati. Tanto che il più acuto osservatore del settore sinistra e dintorni, la Jena (alias Riccardo Barenghi della Stampa), ieri avvertiva: «Tutto sommato anche alla sinistra converrebbe votare a novembre, in fondo è il mese dei morti». Se questi sono i presupposti, sembra giustificata la nostalgia per lunico leader che sia stato in grado di battere il monstrum-Berlusconi: Romano Prodi. Il suo ritorno non rianima ed entusiasma, in verità, neppure il più fido dei suoi sanculotti, Arturo Parisi, che proprio ieri notava: «Pensare a Prodi non è una prova di fantasia, visto che è lunico che ha sconfitto Berlusconi. Già lipotesi dà la misura delle nostre difficoltà. Per guidare un governo a scadenza? Vorrei essere sicuro che ci sia dietro una domanda di speranza. Non la resa alla disperazione per venire a capo di unaltra disperazione».
Forse più che a Prodi, allora, sarebbe corretto pensare a un simil-Prodi, un candidato tirato fuori da un mazzo diverso da quello di mescita. Ma sul terreno sembrano pochi o punto quelli che possiedono tali caratteristiche, e soprattutto quellesperienza di gestione a cavallo tra economia e politica che lex presidente dellIri vantava. Lo stesso Luca Cordero di Montezemolo, tentato dalla gran discesa in campo, ha un suo cursus honorum di taglio esclusivamente imprenditoriale (ma senza quei successi e quella capacità mediatica di cui si fregia Berlusconi). Lipotesi Mario Draghi, a sua volta, è da escludere in caso di prova elettorale. E, considerata lampiezza di un fronte anti-berlusconiano (da Ferrero a Fini) capace di far impallidire lUnione di Prodi e Bertinotti, si comprende come lunico homo novus in campo sia Niki Vendola, e perché stia martellando tanto sulle primarie (che nel Pd sono temute alla stregua di unorda di cosacchi in Vaticano).
Annaspando in queste acque, Bersani e compagni fanno fuoco e fiamme per scongiurare le elezioni. Puntano su Napolitano che, dopo eventuali consultazioni, carta alla mano, potrà constatare che una maggioranza contro lo scioglimento delle Camere esiste. A quel punto, potrebbe dare un incarico esplorativo a una personalità, cui hanno fin dora dichiarato di volersi accodare Pd, Casini, Rutelli e, presumibilmente, Fini, Di Pietro, Mpa e Radicali. Chi può riuscire a mettere in piedi un governo transitorio che ha più colori della giubba dArlecchino? Come giustificarlo davanti agli elettori? Draghi e Montezemolo, se prevalesse lemergenza economica (Tremonti sè tirato fuori). Altrimenti, nel caso molto improbabile che queste forze trovassero anche una «quadra» sulla legge elettorale, in casa Pd da qualche giorno circola un unico nome spendibile, sperando nellaccondiscendenza (tutta da verificare) del Pdl: Beppe Pisanu.
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