Cronache

La sinistra esce dall’aula per condannare all’unanimità il «-6» politico degli studenti

(...) per non opporsi a una presa di posizione impossibile da bocciare. Ma comunque lo fa. Lasciando così sola la Provincia nel suo silenzio per la vergogna di via delle Fontane. La «pesante offesa alla memoria dei sei eroici paracadutisti italiani» è stata formalmente condannata anche alla presenza del presidente Claudio Burlando, che pure in mattinata aveva ribadito a un dibattito radiofonico con Plinio la sua contrarietà all’invio del gonfalone della Regione ai funerali dei caduti. Il governatore ha comunque alzato convintamente la mano quando si è trattato di condannare gli studenti di sinistra autori dello striscione, mentre i compagni di Verdi, Pdci e Rifondazione avevano già guadagnato l’uscita per una strategica ritirata.
C’erano invece (quasi) tutti in apertura di seduta, quando il presidente dell’assemblea regionale, Mino Ronzitti, aveva chiesto un minuto di raccoglimento per onorare le vittime dell’attentato. Quei sei parà che, ha più volte ripetuto lo stesso Ronzitti, erano in Afghanistan perché «impegnati nella Forza internazionale di assistenza alla sicurezza e hanno sacrificato la propria vita per riportare la pace e favorire la costruzione di istituzioni democratiche, dotando quell’infelice paese di essenziali infrastrutture civili, dalle scuole all’amministrazione della giustizia». Una missione di pace, finalmente riconosciuta senza distinguo da un consiglio regionale che si così è concluso con l’orgoglio di Plinio per l’approvazione dell’ordine del giorno. «È motivo di soddisfazione constatare l’unanimità del consiglio regionale su un documento di condanna di una ignobile e vergognosa mascalzonata - ha commentato -. Resta di sconcertante gravità il silenzio di altri vertici istituzionali. Ma ancora una volta, una battaglia del Giornale, è stata vinta anche tra i banchi della Regione».


Tra quei «vertici istituzionali» silenti Forza Nuova colpevolizza soprattutto il rettore dell’Università, Giacomo De Ferrari del quale «chiede a gran voce le dimissioni» ritenendolo «complice di questi beceri provocatori» che occupano indebitamente e senza che nessuno li allontani, i locali dell’Ateneo.

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