Anna Maria Greco
da Roma
Secondo Franco Marini è scoccata lora del dialogo tra vincitori e vinti. Lappello del presidente del Senato non è solo allopposizione ma anche alla maggioranza, perché i poli trovino unintesa necessaria a far «funzionare le istituzioni». E una «occasione da non perdere» è lattribuzione delle presidenze delle Commissioni del Senato, il 6 giugno. «Questo non vuol dire - spiega Marini in unintervista a Repubblica -, il cedimento di uno schieramento verso laltro, ma fare uno sforzo costruttivo per il Paese».
Le risposte dalla Casa delle libertà, da An, da Fi e dallUdc, sono durissime. «Linvito al dialogo da parte del presidente del Senato avrebbe dovuto arrivare prima - commenta lex premier Silvio Berlusconi -. Un conto sono le parole un'altra i fatti. Fino ad ora i fatti sono stati tuttaltro rispetto alle parole. Ci troviamo per la prima volta nella storia della Repubblica con una concentrazione di potere totale. Siamo lunico Paese dEuropa che ha i comunisti al governo. Non solo Bertinotti, che vuole la ricostruzione del comunismo, è presidente della Camera, ma uno che è comunista dal 53 è presidente della Repubblica».
«Spero che non dureranno, fanno politica per campare, lunica religione che conoscono è quella del potere», dice il capo dellopposizione. Che poi torna sul voto dei senatori a vita: «Ci fosse stato ancora Napolitano il governo avrebbe avuto un voto in più. Questo è il frutto delle scelte dei presidenti della Repubblica di sinistra. Mi chiedo quando il nuovo presidente della Repubblica dovrà nominare i nuovi senatori a vita quali scelte farà: persone liberali o della sinistra? Nessuno di noi ha dubbi su quanto avverrà».
Non basta, afferma il presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini, «una dichiarazione solo di principio e politicamente corretta: alle buone intenzioni devono seguire i fatti». Anche perché la richiesta di dialogo è una necessità, «per la ristrettezza numerica della maggioranza a Palazzo Madama».
Ma ora non ci sono le basi per avviare nessun dialogo tra i poli, secondo il coordinatore nazionale di Fi Sandro Bondi. E anche perché Marini, come Fausto Bertinotti, dimostra di «ricoprire il suo ruolo con un accento spiccatamente politico».
Non basta. Marini, secondo il capogruppo dellUdc in Senato Francesco DOnofrio, «parte davvero male, con una scelta vergognosa, indecente». Si riferisce al fatto che il presidente del Senato ha costituito la Giunta delle elezioni del Senato, che in base al regolamento deve essere composta da 23 senatori, nominandone 13 della maggioranza e 10 dellopposizione.
Sabato il presidente dei senatori di Fi Renato Schifani ha chiesto al numero uno di Palazzo Madama di intervenire «sulla grave scorrettezza del presidente del Gruppo misto che, in dispregio di ogni regola, ha indicato due senatori entrambi darea di governo nella Giunta per le elezioni, che deve pronunciarsi sul delicatissimo tema dei ricorsi elettorali». Quanto a Marini, Schifani lo invita a «tradurre il suo odierno auspicio da mero proclama in risposta seria».
Sullaltro fronte, anche il premier Romano Prodi ammette che il dialogo con la Cdl sarebbe «utile, ma il clima giusto non cera prima e non cè ora». Il presidente del Consiglio ricorda di averlo proposto cinque volte nel suo intervento in Senato, come un anno fa aveva fatto per la possibilità di dare allopposizione la presidenza di una Camera. «Poi, dopo limposizione della legge elettorale, è diventato impossibile». Più ottimisti si mostrano i due vicepremier, Massimo DAlema e Francesco Rutelli della Margherita, appoggiando lofferta di Marini. «È opportuna e giusta - dice il leader Ds - e speriamo che venga raccolta».
Ma il primo passo, per DAlema, sarebbe smettere di parlare di brogli. «Lonorevole Berlusconi dovrebbe farsene una ragione, ed è presto per parlare di rivincita, in vista delle elezioni regionali». Rutelli si augura che la Cdl non abbia un atteggiamento «distruttivo».
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