La sinistra perde il suo «Diario» Chiude il settimanale di Deaglio

L’ultimo editoriale: sconfitti da Internet e pubblicità, ma questa è solo una pausa

da Milano

Era il 5 dicembre 2002 quando la Guide de la Presse lo premiò come miglior giornale al mondo. La motivazione ricordava il coraggio di tante battaglie, il piacere di soffermarsi più sugli articoli che sulla grafica, e lo dipingeva così: «Decisamente riservato a una élite intellettuale di sinistra». Ecco, sarà per quello sforzo di rinnovamento che vede la sinistra al centro del guado, che cinque anni dopo chiude i battenti il «Diario della settimana», il settimanale diretto da Enrico Deaglio.
Era nato il 23 ottobre 1996, con il primo governo Prodi, come allegato dell’Unità. L’ultimo di 567 numeri, chi non ricorda quello, con tanto di film allegato, sulla notte dei brogli elettorali costato un processo a Deaglio, è uscito ieri in edicola, con il Prodi II. A dare l’addio un editoriale non firmato, e la copertina: «Tenere un diario pubblico settimana dopo settimana, è una attività che in questi undici anni è cambiata molto. Il numero di siti web, di blog e in generale lo scambio di notizie è fortunatamente cresciuta a dismisura. La “buona lettura” è stata adottata da molti giornali. La possibiltà di sedersi di fronte al proprio lap top e di consultare “in tempo reale” tutte le fonti di informazione del mondo è sempre più alla portata di tutti. Il mercato pubblicitario (l’unico a tenere in vita i giornali) è a noi praticamente precluso, per quella mancanza di do ut des che ci caratterizza e che dal mercato è evidentemente stato ben colto».


Dice la copertina che «ci prendiamo una pausa, per pensare alla cosa più giusta da fare oggi». È un «arrivederci a presto»: «Speriamo di farci vivi al più presto con un nuovo giornale - conclude l’articolo -. Ci stiamo pensando e pensando».

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