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La sinistra porta i rom a occupare la chiesa

MilanoIl confessionale è bloccato da quattro carrelli della spesa presi davanti a qualche supermarket e carichi di stracci e vestiti. Sulle panche in mezzo alla chiesa ormai è un bivacco. Sono le 16 e la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, nel popoloso quartiere Feltre, alla periferia di Milano, è occupata da ottanta rom romeni. Sono lì da ore, seduti sulle panche a metà della chiesa. Li hanno accompagnati in chiesa un paio di consiglieri comunali del Pd e di Rifondazione comunista.
Davanti al sagrato il parroco è furibondo: «Non parlo, meglio che non parli...». Ha appena spiegato ai due politici quel che pensa della loro brillante idea. Poi il suo proposito di diplomazia viene sopraffatto da un momento di franchezza: «Una testa di c... ecco cosa è, gliel’ho detto». Il portavoce dell’arcivescovo che gli sta vicino cerca di placarlo: «No, no. Non così...». Dentro intanto, in un capannello fra politici e volontari (cattolici e di sinistra) qualcuno commenta i tentativi del Comune di trovare una faticosa alternativa, su invito della Curia: «Qualcuno sta andando via?». «No... no, mi raccomando, non siamo qui per giocare».
I nomadi appartengono a una ventina di famiglie che da mesi vivevano, con altri 120, in un accampamento abusivo e infestato dai topi, in via Rubattino. Una delle decine di favelas che in undici mesi sono state smantellate in uno dei 166 sgomberi eseguiti in città. Settemila abusivi in tutto allontanati in due anni grazie alla linea di legalità portata avanti dal Comune. Giovedì mattina l’operazione in via Rubattino. La notte successiva i rom l’hanno passata sotto un cavalcavia. Ieri mattina un nuovo allontanamento, per evitare un estenuante gioco a rimpiattino.
È lì che i due consiglieri, David Gentili del Pd e Patrizia Quartieri di Rifondazione decidono di marciare verso la chiesa. Lei ha già avuto qualche attimo di celebrità con la fugace contestazione al ministro dell’Interno Roberto Maroni all’Università Cattolica. Dice e non dice: «Sono state le maestre e i genitori dei compagni di scuola ad avere l’idea di portarli qui in chiesa. Comunque non c’erano alternative». «Se ho cercato di farli desistere? No». Il collega invece rivendica l’operazione: «Mi sembra una sistemazione utile. Sì, anche coerente con la natura di questo luogo».
I rom sono ortodossi, e nella chiesa hanno già recitato una loro preghiera. Sono già le 17, e cominciano ad arrivare i fedeli per la messa pre-festiva, in genere molto partecipata. Due signore trovano rifugio nella cappella eucaristica. Poi un signore anziano che abita non lontano da Sant’Ignazio: «È uno schifo - commenta a bocca aperta - è una vergogna. Un bivacco dentro la chiesa».
Subito lo attornia un gruppetto di volontari, che premurosamente lo sottopone a un corso accelerato di bontà: «Quello lassù sarebbe d’accordo» dice una ragazzina indicando l’altare. Lui insiste: «Ma portateli a casa vostra, portateli in Comune, perché li avete portati qui?». Un’altra volontaria più perentoria lo rimbrotta: «Faccia silenzio, siamo in chiesa!». Lui replica con un comprensibile: «Rispetto io? Ma mi faccia il piacere».

Alle 19 i nomadi sono già distribuiti in tre case di accoglienza del Comune.

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