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"Una sintesi dell'equilibrio tra uomo, natura e storia"

Giuseppe Barbera, docente e scrittore: "Il senso del sacro nasce dal confronto con il bosco"

"Una sintesi dell'equilibrio tra uomo, natura e storia"

«Gli alberi sono una sintesi del paesaggio in cui viviamo, sopratutto nel Mediterraneo». E in particolare nella sua Sicilia, alla quale Giuseppe Barbera, professore di Colture arboree all'Università di Palermo, ha dedicato un viaggio molto speciale, «da Omero all'Antropocene», nel suo Il giardino del Mediterraneo (ilSaggiatore).

Qual è il legame fra alberi, paesaggio e uomo?

«I paesaggi sono sempre in cambiamento, evolvono, con la storia e la natura; gli elementi vivi che più durano nel tempo, e che sono in grado di raccontare la storia, sono gli alberi».

Come la raccontano?

«Con la loro presenza e, anche, all'interno del loro legno. Tutti gli aspetti del mondo, notava già Leonardo, si possono leggere attraverso gli anelli di crescita. Anello per anello, la scienza ci consente di capire quello che è successo nel paesaggio: per esempio, nel legno dei platani i colleghi di Torino hanno scoperto quando è stata realizzata la rete tramviaria della città».

A Sant'Alfio, in provincia di Catania, c'è uno degli alberi più antichi d'Italia.

«Il Castagno dei cento cavalli, che si dice abbia 3000 anni, anche se nessuno li ha mai contati davvero... È così grande che ospita una piccola casa al suo interno. Anche certi olivi sono antichissimi, come quelli della Valle dei Templi, che Pirandello chiamava saraceni; ma l'olivo è impossibile da studiare, perché il legno è contorto e cresce su sé stesso. Il platano è più semplice».

Di che cosa hanno bisogno questi alberi?

«Di essere letti, apprezzati e guardati con poesia. Il rapporto fra uomo e albero è intimo e personale, non è misurabile in numeri o formule. Infatti il mio libro precedente si intitolava Abbracciare gli alberi».

In cui spiega, fra l'altro, che il senso del sacro nasce al cospetto degli alberi.

«Capita a tutti, quando si entra in una foresta, o in un bosco, di abbassare la voce, come in chiesa. Questa sensazione ci riporta ai primitivi, all'infanzia delle religioni, quando nacque il senso del sacro di fronte a questi alberi altissimi, con le loro radici nelle profondità della terra, che ogni inverno sembravano morire e poi, a primavera, risorgevano...».

Che ruolo hanno gli alberi nel Giardino del Mediterraneo?

«Ne sono gli elementi fondamentali. Benché spesso, parlando di alberi, si pensi ai Paesi nordici, o alle montagne, nei boschi del Mediterraneo la biodiversità è molto più ricca».

Che valore hanno oggi queste piante? Che cosa ci dicono?

«In certi casi ci dicono di paesaggi che abbiamo perso, perché sono stati distrutti o sovrasfruttati; in altri sono il ricordo di paesaggi domestici, perché piantati dall'uomo.

In ogni caso ci dicono di un equilibrio fra uomo, natura, storia e paesaggio, che c'era, e che va assolutamente ritrovato».

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