Sir Galway, il genio del flauto che aiuta i bimbi

Il musicista è ambasciatore Unicef e ha suonato con Von Karajan

Piera Anna Franini

In gioventù è stato flauto principale della London Symphony Orchestra, della Royal Philharmonic Orchestra e dal ’69 – c’era von Karajan - dei Berliner Philharmoniker. Poi la decisione, nel ’75, di operare in proprio. Suono unico, musicalità torrenziale, grande personalità ne hanno fatto una leggenda del flauto. Leggenda condivisa solo con Jean Pierre Rampal.
Eppure sir James Galway vive tutto con una naturalezza disarmante, è sorridente e squisito in arte e nella vita. Le Serate Musicali inaugurano il cartellone con i Galway, signore e signora: Lady Jeanne, anch’ella flautista. Al pianoforte c’è Philip Moll. Appuntamento lunedì, ore 21, in Conservatorio, con un programma perlopiù francese dove campeggiano Debussy e Fauré.
Dall’alto della montagna di dischi, regolari apparizioni in tv, concerti superlativi, Galway alla domanda «come vive la celebrità?» risponde con un sorriso: «Sono una persona normale, non mi drogo, leggo la Bibbia, esco con gli amici... ». Ama sdrammatizzare con un gioco di equilibri dove la burla lascia spazio all’analisi. Il discorso si allarga quindi alla questione del divismo che, dice, «affatica il mondo della classica».
Sir James è un artista impegnato su tutti i fronti. Dal 2002 è ambasciatore dell’Unicef Svizzera, con la moglie ha istituito una scuola di flauto per fanciulli con pochi mezzi. Vive a Meggen, Svizzera, con 2 flauti di platino, 15 d’oro e 2 d’argento, ma quando può torna a Belfast, la città dove è nato nel 1939. Galway ha omaggiato il coraggio degli emigranti irlandesi salpati in America con il disco Winter's crossing, condiviso con Phil Coulter. Il 17 marzo ’99, per la celebrazione di San Patrizio, dedicò (ricavato compreso) il concerto alle vittime della violenza nel Nord Irlanda.
La vita di Galway è stata segnata da incontri notevoli, ma lui rammenta piacevolmente soprattutto quello con la regina Elisabetta che nel 2001 lo rese Cavaliere per i servigi alla musica, «in Buckingham Palace sentivo di immergermi nella storia e cultura inglese». L’arte è una delle passioni di questo flautista: «Anche per questo adoro l’Italia, però spesso m’è capitato di imbattermi in musei chiusi... ». Un’Italia dove la scuola di flauto conosce standard elevati, ci assicura facendo qualche nome: quello di Davide Formisano, primo flauto alla Scala, e di Andrea Oliva. Sir James ha suonato nelle e con le maggiori orchestre al mondo.

Quali non conoscono incrinature e quali mostrano crepe? Per sua stessa ammissione, Galway sceglie la strada della diplomazia e risponde solo in parte: spuntano i nomi dei Wiener e dei complessi della Scala per l’opera.

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