Civili e disertori dellesercito in rivolta contro il regime uccisi in varie parti della Siria, con un bilancio di circa 24 vittime, ma destinato a salire. Lanci di pietre, spari di lacrimogeni e di proiettili di gomma in Piazza Tahrir, al Cairo, dove almeno 500 persone sono rimaste ferite. Da una parte la Siria, il Paese che non ha ancora conosciuto alcuna «primavera», dallaltra lEgitto, il Paese che viaggia verso la democrazia sperando nelle elezioni del 28 novembre. Per entrambi i Paesi ieri è stata unaltra giornata nera.
In Siria, dove ancora il regime di Bashar al Assad tiene la popolazione sotto un pugno di ferro, il bilancio delle vittime continua a salire a poche ore dalla scadenza dellultimatum della Lega Araba al presidente per porre fine alle violenze. Contemporaneamente Piazza Tahrir al Cairo si è infiammata di nuovo alla vigilia delle prime elezioni libere dellera post Mubarak. E nel luogo simbolo della «primavera» egiziana il bilancio è disastroso: fonti mediche parlando di 500 persone ferite, molte delle quali colpite agli occhi da proiettili di gomma. La scintilla è esplosa con lintervento della polizia, chiamata a disperdere un sit-in di protesta organizzato per chiedere alla giunta militare di abbandonare il potere. I manifestanti si erano accampati nella piazza dopo la protesta di venerdì, che aveva visto scendere in strada migliaia di persone (circa 50mila), in maggioranza islamici seguaci dei Fratelli musulmani, per chiedere la formazione di un governo civile e protestare contro una proposta di legge costituzionale che, se approvata, assegnerebbe allesercito la piena autorità in materia di affari interni e bilancio.
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