Ingiusta semilibertà. Il mostro del Circeo, Angelo Izzo, non doveva essere scarcerato. I giudici dell'Unione europea condannano l'Italia. Per la Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo, le nostre toghe non dovevano far uscire dalle patrie galere il camerata che massacra le donne. La sentenza castiga le autorità italiane, perché hanno violato il diritto alla vita delle sue ultime vittime, Maria Carmela Linciano, 57 anni, e Valentina Maiorano, appena 14enne, madre e figlia, orrendamente uccise dal carnefice Izzo il 28 aprile 2005, a Campobasso, mentre godeva del beneficio della semilibertà.
«È la giusta conclusione di una dolorosissima vicenda», commenta l'avvocato della famiglia Maiorano, Stefano Chiriatti, che aveva presentato ricorso e che dai giudici di Strasburgo ha anche ottenuto un risarcimento per i parenti delle vittime di 45mila euro per danni morali. Ma il sigillo europeo, per quanto ragionevole, riapre il dibattito sulla legge Gozzini, sull'arcipelago di benefici e misure alternative concessi ai detenuti - dalla semilibertà ai permessi premio, dai domiciliari alla liberazione anticipata -, su un carcere che non violi i diritti umani, che non deve essere soltanto espiazione della pena, ma deve anche tendere alla rieducazione.
La condanna di Strasburgo innesca dunque una serie di interrogativi: era opportuno o no concedere la semilibertà al killer Angelo Izzo? Nel novembre 2004, quando il mostro del Circeo era recluso al Pagliarelli di Palermo, dove stava scontando l'ergastolo per la strage compiuta nel '75, con i complici Andrea Ghira e Gianni Guido, seviziò e uccise Maria Rosaria Lopez, mentre per miracolo si salvò l'amica Donatella Colasanti, hanno fatto bene o male a scarcerarlo i giudici del tribunale di sorveglianza della città siciliana?
Se l'ex pariolino, estremista di destra, fosse rimasto dietro le sbarre, chiuso a chiave, invece che uscire dalla cella per fare volontariato, trent'anni dopo, nel 2005, il duplice delitto di madre e figlia, quei corpi violati, maltrattati e massacrati vicino a Campobasso, non sarebbe mai stato commesso?
Furono i giudici di Palermo a permettere che ogni mattina il mostro del Circeo uscisse dal carcere, per andare a pochi metri di distanza dal penitenziario a "lavorare" in un centro di ascolto. E proprio lui, ergastolano, dava ascolto a persone in difficoltà. E a lui si rivolsero Maria Carmela e Valentina Maiorano, moglie e figlia del boss Giovanni Maiorano, compagno di cella di Izzo nel capoluogo siciliano. Sei mesi dopo, era il 28 aprile 2005, il carnefice eliminò Maria Carmela e Valentina. Le portò in una villetta a una manciata chilometri da Campobasso, dove le soffocò e sotterrò i corpi nel giardino. Per quest'orrendo doppio omicidio è stato condannato ancora all'ergastolo.
Mentre i magistrati siciliani che firmarono il provvedimento per la sua scarcerazione, Pietro Cavarretta e Gabriella Gagliardi, furono puniti dalla sezione disciplinare del Csm con la sanzione dell'ammonimento. L'azione disciplinare fu sollecitata dall'allora ministro della Giustizia, Roberto Castelli, che certificò un'omissione, una valutazione errata del fascicolo di Izzo da parte delle due toghe.
Resta però il fatto che il principio delle misure alternative al carcere e, quindi pure la semilibertà, è sancito dalla Costituzione.
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