da Roma
Il governo Prodi è sempre all’angolo, prigioniero delle proprie contraddizioni, sospeso sull’orlo del burrone e bacchettato da tutti, dall’Ocse al Fmi, dall’Ue alla Corte dei Conti. Con il nodo delle pensioni che diventa sempre più stretto. Quando improvvisamente, preciso come un orologio svizzero, si alza un polverone politico-mediatico su una attività di dossieraggio, quella di Pio Pompa, fatta ricadere sotto la responsabilità di Silvio Berlusconi. Il copione è scontato. E lo diventa ancor di più se a condire la trama arriva un artificio narrativo buono per tutte le stagioni: la proposta di istituire l’ennesima (e costosa) commissione d’inchiesta.
L’intervento più esemplificativo, in questo senso, è quello di Piero Fassino. Un ragionamento che spazza via ogni elementare principio di garantismo e introduce un altro principio: quello dell’onniscienza del presidente del Consiglio. «C’è un principio di responsabilità di un capo del governo anche di tipo oggettivo, non solo soggettivo. Un premier è responsabile anche se non sa. Un capo di governo risponde di tutto ciò che accade sotto la sua amministrazione, sia che ne sia a conoscenza sia che non lo sia». Una tesi che non viene ripresa da Romano Prodi che sceglie un profilo più basso. «Convocare una commissione parlamentare d’inchiesta sulla vicenda dei dossier illeciti del Sismi è una decisione del Parlamento, ma io mi auguro che sia fatta verità e chiarezza perché gli italiani ne hanno assolutamente diritto», dice il premier. L’Udeur, a sua volta, torna a sponsorizzare l’ipotesi della commissione di inchiesta, proposta di cui detiene la primogenitura. E fa un ulteriore passo in avanti, facendo il nome di Pier Ferdinando Casini come possibile presidente.
Le repliche provenienti dalla Casa delle libertà sono quasi tutte all’insegna dell’amarezza e del sarcasmo. «Dopo avere indebolito e smantellato i nostri servizi, ora la sinistra solleva un polverone polemico infondato e assurdo. Ma tutto questo serve al Paese?» si chiede Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia. «Ma ci rendiamo conto - aggiunge - che l’Italia è ancora esposta alla minaccia del terrorismo internazionale?». Più velenoso l’intervento di Fabrizio Cicchitto, che polemizza con il vicepresidente del Copaco Massimo Brutti chiedendogli conto di come è venuto a conoscenza del fax di Pompa a Berlusconi. Un fax, spiega il vicecoordinatore di Forza Italia, che «non crea alcun imbarazzo» al Cavaliere ma che è «significativo del fatto che è già in atto il solito mercato delle carte processuali». E sul fax l’udc Maurizio Ronconi si dice pronto a presentare un’interpellanza al ministro dell’Interno perché sospetta che «Brutti abbia utilizzato il suo ruolo di vicepresidente del Copaco per entrarne in possesso». Per Maurizio Gasparri, invece, «Fassino e D’Alema moralisti sulle vicende Sismi rappresentano la barzelletta dell’estate. Si alzano polveroni quando proprio i capi diessini dovrebbero spiegare le loro trame politico-bancarie». Sempre per An, Alfredo Mantovano se la prende con la dottrina colpevolista e anti-berlusconiana professata da Fassino. «È possibile che fra breve sia abolita anche per i campionati di calcio. Eppure la logica della responsabilità oggettiva appassiona il segretario dei Ds, al punto che - non sapendo che cosa addebitare a Berlusconi per i presunti dossier Sismi - la evoca, comunque e a prescindere, a carico del leader della Cdl. In base alla medesima logica Prodi avrebbe dovuto dimettersi per la vicenda Speciale». Chiude Francesco Cossiga che attacca frontalmente il segretario dei Ds. «Molto mi ha meravigliato che il distinto e signorile Piero Fassino, educato per altro alla sottile prudenza dalle scuole dei gesuiti da lui frequentate, si sia lasciato andare a parlare di responsabilità oggettiva nei confronti di Berlusconi a motivo delle accuse rivolte dal Csm al Sismi e al generale Pollari.
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