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Sismi, liberi Mancini e Pignero Ma ora nei guai finisce Pollari

Il direttore del controspionaggio quasi quattro ore dai Pm di Milano: anche lui è indagato per il sequestro dell’imam Abu Omar. I due dirigenti rilasciati subito dopo l’interrogatorio del generale

Stefano Zurlo

da Milano

Quasi quattro ore di interrogatorio in un palazzo di giustizia blindatissimo. Nicolò Pollari, numero uno del Sismi, entra ufficialmente nell’inchiesta sul sequestro Abu Omar: per tutta la giornata di venerdì erano circolate indiscrezioni sul suo coinvolgimento nell’indagine condotta dai Pm Ferdinando Pomarici e Armando Spataro. E di buon mattino si scopre che quelle voci sono veritiere: Pollari, scortato dagli avvocati Titta Madia e Franco Coppi, arriva al quinto piano della cittadella giudiziaria e si sottopone alle domande dei magistrati. Il capo del Sismi è stato raggiunto giovedì da invito a comparire: le molte testimonianze raccolte, le decine di interrogatori, in particolare le deposizioni di Mancini e Gustavo Pignero, hanno convinto i Pm a iscriverlo nel registro degli indagati con l’accusa di concorso in sequestro. Nell’ordinanza di custodia, il gip Enrico Manzi aveva ipotizzato una verità double face: Pollari all’oscuro di tutto, o al contrario connivente con le trame dei suoi 007.
Ecco, gli elementi raccolti fanno ora pendere l’ago della bilancia dalla seconda parte. Pollari sapeva, come sapevano i suoi collaboratori, anche se poi sono tutte da dimostrare le singole responsabilità sul piano operativo. Non c’è alcun dubbio sul fatto che il progetto della Cia di portare via l’ex imam sia circolato, sotto forma di richiesta degli yankee, negli ambienti del Sismi. Non è invece ancora del tutto chiaro come si mossero i pezzi grossi dell’apparato. Qualcuno rifiutò di entrare in quell’affare, come si ricava dalle intercettazioni in cui Mancini rivendica la propria estraneità conversando proprio con Pignero? Quel no poi fu assoluto o parziale? E chi affiancò gli americani?
Pollari risponde alle domande sulle sue presunte omissioni. Il verbale viene secretato. Al termine, con una mossa non proprio ordinaria, sono proprio i Pm a chiedere la scarcerazione della coppia Mancini-Pignero. E per guadagnare tempo la domanda viene girata non a Manzi, assente, ma al pm di turno Paolo Ielo, un tempo componente del Pool. In breve Ielo firma la revoca degli arresti domiciliari: Mancini e Pignero tornano in libertà. «L’originaria misura - afferma Ielo - era stata concessa per ragioni connesse solo al pericolo di inquinamento probatorio» che evidentemente ora non c’è più «e considerato che a seguito delle dichiarazioni rilasciate da Pignero e Mancini l’originario quadro probatorio per un verso si è rafforzato, per l’altro si è credibilmente arricchito in relazione al ruolo svolto da terzi».
Dunque, il castello accusatorio è più solido. Si sono ricostruite le mosse di alcuni ufficiali vicini a Mancini, come i capicentro di Milano, Padova e Trieste, e si è dimostrata la loro contiguità agli uomini della Cia nei giorni del sequestro, a febbraio 2003. Ora si tratta di definire meglio i ruoli di ciascuno, l’eventuale presenza in scena di agenti coperti, estranei all’organigramma del Sismi, magari «mercenari» prestati da agenzie investigative private in buoni rapporti con il team di Mancini, infine le possibili coperture politiche. Il riferimento, nel provvedimento del gip, «al ruolo svolto da terzi» apre tutte queste piste e allarga a ventaglio l’indagine. Certo, Mancini ha prodotto un documento, forse una lettera, che deve aver gelosamente custodito in questi anni. Lì c’è la prova del suo rifiuto, del no a operazioni in stile sudamericano. Un punto a suo favore, ma anche una conferma della tesi dei Pm. Ma a chi Mancini disse: «Non si può?» Con ogni probabilità a Pignero. Ed è facile pensare che Pignero abbia chiamato in causa Pollari. Ovvio pensare al passo successivo: Pollari, davanti a un guado così difficile, chiese lumi al potere politico? Ci furono davvero quelle coperture politiche e governative di cui parlavano agenti della Cia e del Sismi e che vengono evocate nell’ordinanza di custodia del gip Manzi? Sono tutti temi nell’agenda dell’interrogatorio cui potrebbe seguire una seconda deposizione. I Pm vogliono sapere come mai l’organigramma del Sismi, almeno nel Nord, fu terremotato in coincidenza con il sequestro. Ed è davvero difficile ipotizzare che Pollari fosse all’oscuro di una vicenda che chiamava in causa molte persone. Si vedrà. Per Mancini e Pignero è l’ora della libertà. «Adesso - dice Mancini - andrò a fare una bella passeggiata». «Presto - aggiunge l’avvocato Giulia Bongiorno - si dimostrerà l’estraneità di Pignero a questa storia.

Anche se l’indagine è complessa e articolata».

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